Virata dei pm sulla nave Ong: è indagato il comandante

La Procura ha convalidato il sequestro della Mare Jonio. L'accusa al capitano: ha disobbedito all'alt della Finanza

Virata dei pm sulla nave Ong: è indagato il comandante

C'è un primo iscritto nel registro degli indagati nell'inchiesta aperta dalla procura di Agrigento per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, che punta a fare luce sull'intervento in mare della nave Mare Jonio, che nei giorni scorsi, a circa 40 miglia dalla Libia, ha soccorso un gommone con 49 immigrati, che sono poi sbarcati a Lampedusa, contravvenendo all'ordine di alt della Guardia di finanza sul limite delle acque nazionali. Si tratta del comandante della nave, Pietro Marrone, che, nella notte tra lunedì e martedì, ha deciso di non spegnere i motori, così come gli era stato richiesto dalle Fiamme gialle, e di tirare dritto puntando alla vicina costa di Lampedusa. La procura guidata da Luigi Patronaggio gli contesta, infatti, anche il reato di rifiuto di obbedienza a nave da guerra. Marrone ieri, in procinto di essere interrogato nella caserma di Lampedusa ha detto: «Ho fatto il mio dovere. Obbedienza? Dovevo spegnere i motori e far morire i naufraghi e l'equipaggio? Rifarei tutto per salvare le vite».

A procedere all'iscrizione sono stati il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Cecilia Baravelli che si trovano a Lampedusa e che stanno coordinando l'inchiesta. Sono stati ascoltati, oltre al comandante, anche il capo missione di Mediterranea, Luca Casarini, l'armatore Beppe Caccia e gli altri componenti dell'equipaggio. La procura ha anche disposto il sequestro probatorio della nave, che è stato convalidato, e quando avrà sentito tutti i componenti dell'equipaggio passerà agli immigrati soccorsi, tra cui ci sono 15 minori non accompagnati, che, appena sarà possibile, saranno trasferiti da Lampedusa sulla terraferma in centri di accoglienza. «La convalida del sequestro probatorio serve per accertare i fatti», ha chiarito il procuratore aggiunto Vella.

Intanto sarebbero già terminate le operazioni di identificazione da parte della polizia giudiziaria degli immigrati sbarcati. Provengono da Camerun, Gambia, Guinea, Nigeria, Senegal e Benin. L'Ong ha già fatto sapere che, nei prossimi giorni, presenterà ricorso avverso il sequestro probatorio. Ritiene di avere «agito nella legalità» e, per bocca della portavoce, Alessandra Sciurba, tiene a precisare che «il sequestro della Finanza è probatorio, questo significa che si vuole mettere in sicurezza l'elemento di prova».

In particolare, al vaglio dei magistrati siciliani (gli stessi che hanno indagato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, nel caso Diciotti), ci sono le comunicazioni via radio intercorse prima tra i centri di coordinamento e soccorso di Roma e di Tripoli e la plancia di comando della Mare Jonio e poi fra il comandante e la Guardia di finanza che ha intimato l'alt alla nave chiedendo di non fare ingresso nelle acque territoriali e non avvicinarsi a Lampedusa, ricevendo dal comandante il diniego, motivato dal fatto di «essere in pericolo di vita». Una decisione spiegata dal capo della missione, Casarini, in questo modo: «Le convenzioni internazionali stabiliscono che i naufraghi debbano essere accompagnati verso un porto sicuro, e lo abbiamo fatto. La Libia non è un porto sicuro, come ribadito anche dall'Onu, e stava arrivando una tempesta da sud-est, l'unica possibilità era andare verso la Sicilia».

Esulta il ministro Salvini, che nei giorni scorsi aveva redatto una direttiva per fermare le «attività illegali» delle

Ong: «C'è stato finalmente il sequestro di un'imbarcazione. Il provvedimento è stato confermato dalla procura di Agrigento e per me è un fatto storico perché vuol dire che non erano mie ipotesi che ci fossero illegalità».

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