La crescita dei nuovi casi è ancora contenuta, ma costante. Tanto che le proiezioni della prossima settimana danno l'Rt a 1,14. Una soglia che preoccupa, perché quando l'indice di contagio è sopra 1 vuol dire che l'epidemia sta riprendendo forza. Ieri si sono registrati 4.878 nuovi casi e il tasso di positività è sceso al'1,1%. I decessi sono stati 37, terapie intensive in calo, in leggera salita i ricoveri ordinari.
In questa fase sono i giovani e giovanissimi a trainare la ripresa dei contagi. Nell'ultima settimana, come risulta dal report esteso dell'Iss, un caso su quattro riguarda infatti persone sotto i 20 anni. A fronte di un aumento dell'incidenza in tutte le fasce di età, a far segnare l'incremento maggiore è quella sotto i 12 anni, ossia la fascia ancora non vaccinabile. Almeno in Europa, mentre gli Usa hanno recentemente autorizzato la somministrazione di Pfizer anche ai bambini dai 5 agli 11 anni. In particolare, nel report si osserva come nelle ultime 3 settimane nella popolazione 0-19 anni la distribuzione percentuale settimanale dei casi diagnosticati per età risulta stabile: il 47% nella fascia 6-11 anni, il 33% nella fascia 12-19 anni e solo il 13% e il 7% rispettivamente nella fascia 3-5 anni e sotto i 3. In totale, comunque, nell'ultima settimana, il 24% dei casi sono stati diagnosticati nella popolazione di età inferiore a 20 anni. Dal punto di vista geografico la circolazione del virus sta riprendendo ovunque. Tra le 18 regioni o province autonome a rischio moderato, sono 3 quelle con l'incidenza maggiore di casi ogni 100mila abitanti: Bolzano con un valore di 101,7 (contro l'85,6 della settimana prima), il Friuli Venezia Giulia a 96,5, con un valore quasi raddoppiato, e il Veneto a 61,4 (contro il 48,3). In particolare il boom dei contagi registrato in Friuli viene messo in correlazione con le proteste dei No vax dei giorni scorsi. Soltanto 3 regioni sono a rischio basso. L'Iss segnala anche l'aumento dei contagi tra gli operatori sanitari. Nell'ultima settimana se ne sono ammalati 522 contro i 386 di quella precedente. Anche se si tratta di una crescita coerente in percentuale rispetto a quella dei casi tra la popolazione generale, si pone la necessità di accelerare con la terza dose a chi lavora in corsia o in contatto con i pazienti, a tutte quelle categorie che hanno cominciato il percorso di immunizzazione prima degli altri. Il trend dei contagi tra i sanitari preoccupa il sindacato degli infermieri Nursing Up, che lancia un appello a Speranza: «Chiediamo una risposta chiara sulla terza dose. Sarà riservata a tutti gli operatori sanitari? E soprattutto, è stata avviata o no un'indagine scientifica per comprendere le ragioni della recrudescenza delle infezioni? A che livello è oggi l'immunità di chi si è vaccinato a inizio anno?».
I dati del report confermano i dati sull'efficacia dei vaccini, che resta «elevata nel prevenire l'ospedalizzazione (92%), il ricovero in terapia intensiva (95%) o il decesso (91%) nella fase epidemica con variante delta prevalente.
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