"Virus in tutta Italia, subito 250 milioni"

L'onorevole: "Il governo intervenga, rischiamo il blocco delle esportazioni"

"Virus in tutta Italia, subito 250 milioni"

Da tempo Raffaele Nevi, parlamentare alla prima legislatura, e responsabile delle politiche agricole per Forza Italia, si batte affinché il governo prenda iniziative per arginare il problema della proliferazione dei cinghiali e conseguentemente della possibile diffusione della peste suina di cui i cinghiali sono i veicoli più pericolosi.

Onorevole Nevi si parla da più parti di allarme peste suina. In verità sono ancora pochi casi isolati.

«Se ci sono casi in Piemonte, in Liguria e ora nel Lazio vuol dire che si è già ampiamente diffusa. È una vera emergenza e servono misure radicali per fermare la diffusione del virus».

A iniziare da quali?

«Per esempio riprendere l'attività venatoria e selettiva delle specie dei cinghiali».

Penso alle resistenze che incontrerebbe tra gli animalisti.

«Sa cosa ha causato l'aumento negli ultimi anni di questi? Proprio lo stop dell'attività venatoria per via del lockdown».

Ora il lockdown non c'è.

«Ecco perché andrebbe ripresa l'attività venatoria e concessa la possibilità anche agli agricoltori di abbattere i cinghiali che devastano colture e che possono infettare i maiali d'allevamento».

Quindi l'unica arma a nostra disposizione sono le doppiette?

«No. Pensa che sia semplice anche solo abbatterli? Sa che per un'operazione del genere servono molte persone, munite anche di furgoni con verricello? Non è semplice nemmeno sbarazzarsi di carcasse che arrivano a superare il quintale. In verità per proteggere i suini d'allevamento servono soprattutto le reti di contenimento».

Vale a dire?

«Oggi i suini allevati allo stato semibrado godono di ampi spazi delimitati da recinzioni il più delle volte costituite da semplici nastri elettrificati».

Poco per tenere lontano i cinghiali, immagino.

«Servono reti elettrosaldate. Ma i singoli produttori agricoli o allevatori non possono permettersi di coprire le aree di pascolo in questo modo. Ecco perché serve l'intervento del governo».

Avete fatto una stima di quanto servirebbe?

«Per queste recinzioni (che comunque gli allevamenti intensivi in buona parte già hanno) servono all'incirca 250 milioni di euro. Cifra molto lontana da quella messa a disposizione fino adesso dal governo».

Le regioni finora interessate hanno emesso ordinanze per creare zone rosse. Così, dicono, si isolano gli ungulati infetti.

«Non basta. È come la questione della xylella. Se la ricorda? Dicevano: basta eradicare le piante malate. E alla fine gli ulivi di un'intera regione, la Puglia, sono stati colpiti».

Quindi le zone rosse non servono?

«Non è che non servono. Non bastano. Uno dei rischi da scongiurare a tutti i costi è il divieto di commercializzazione ed esportazione delle carni che potrebbe essere una delle conseguenze della diffusione massiva della peste nei suini.

Al contempo, come diciamo da molto tempo, occorre mettere in piedi un piano serio di controllo della proliferazione della fauna selvatica, con particolare riferimento ai cinghiali, anche facendo norme speciali attraverso un apposito decreto».

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