«Ci vuole una riforma complessiva, e non imposta per imposta». Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di un intervento all'Accademia dei Lincei ha espresso riserve sull'ipotesi avanzata dal presidente del Consiglio Conte circa un taglio temporaneo dell'Iva sul modello tedesco. Non si tratta del miglior viatico per un progetto che vede ai blocchi di partenza la maggioranza già divisa tra le proprie componenti. Il Pd e, soprattutto, Italia Viva spingono per un intervento più deciso sul taglio del cuneo fiscale, mentre i Cinque stelle sono tutti concentrati sul rinnovo degli ammortizzatori sociali, a partire dalla cassa integrazione.
E questa confusione è giunta anche alle orecchie del numero uno di Via Nazionale che ha invitato il governo a procedere alla «revisione del sistema fiscale con una visione complessiva», ricordando come nel nostro Paese «evasione, illegalità e criminalità organizzata» finiscono con il trasformarsi «in un carico fiscale molto pesante chi le tasse le paga». Anche se «è difficile fare previsioni», secondo Palazzo Koch, il calo del Pil nel 2020 si attesterà «attorno al 10%» e, dunque, vi è necessità di spendere «bene» i fondi europei per la prossima fase di rilancio dell'economia, «in infrastrutture e progetti utili senza «perderli in rivoli».
L'esatto contrario di quanto il governo si appresta a fare. Secondo le ultime indiscrezioni provenienti dal Palazzo, le nuove misure a sostegno dell'economia varranno tra i 15 e i 20 miliardi di euro, portando il deficit/Pil di quest'anno oltre il tetto dell'11 per cento. Ma, a quanto pare, le risorse sarebbero già impegnate per rifinanziamento della cassa integrazione, trasferimenti ai Comuni per sopperire alle minori entrate (sgravi Imu e Tosap per gli esercizi che hanno subito il lockdown) e per rimpinguare il fondo di garanzia per i prestiti alle imprese.
Di fronte a queste priorità il taglio dell'imposta sul valore aggiunto rischia di essere il classico specchietto per le allodole. «Stiamo valutando la possibilità di abbassare l'Iva per un breve periodo di tempo per una ripartenza dei consumi», ha precisato ieri Giuseppe Conte aggiungendo che «a regime andrà invece un piano cashless perché bisogna recuperare il sommerso; dobbiamo realizzarlo quanto prima». Insomma, come emerso nell'elaborazione della manovra 2020, l'abbassamento dell'aliquota, per altro temporaneo, potrebbe rappresentare un contentino in vista di un'ampia estensione della tracciabilità dei pagamenti in funzione antievasione.
Oltretutto, questa sortita non sta guadagnando al premier i consensi attesi. Cgil, Cisl e Uil si sono ritrovate allineate con Visco sostenendo che la priorità è una riforma fiscale complessiva che incida sul costo del lavoro e sui redditi più bassi. «Sostenerli è anche l'intervento più utile per le imprese perché rilanci ala domanda al collasso», ha chiosato Stefano Fassina di Leu. Francesco Scoma (Iv) ha rievocato lo shock fiscale renziano, mentre l'M5s ha sottolineato che la priorità è «rinviare le scadenze fiscali di giugno».
Al centrodestra, che nella lotta al mostro fiscale ha la propria ragione sociale, viene così a mancare un interlocutore credibile. «Ogni taglio delle tasse ha il sostegno della Lega», ha detto Matteo Salvini ma, come ricordato da Andrea Mandelli (Fi), «il governo ha tre posizioni diverse e meno male che le imprese avevano chiesto chiarezza».
Senza contare che c'è una quarta posizione,
la più dirimente, quella del Tesoro dove non si stanno certo facendo i salti di gioia per una nuova riduzione delle entrate fiscali. E il ministro Gualtieri potrebbe condizionare tanto l'entità quanto la durata del taglio.
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