Visibilia, Santanchè a processo. "Innocente, mi rimetto a Giorgia"

Il ministro a giudizio il 20 marzo a Milano per falso in bilancio Il difensore: "Decisione che lascia l'amaro in bocca"

Visibilia, Santanchè a processo. "Innocente, mi rimetto a Giorgia"
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Il ministro Daniela Santanchè va a processo per falso in bilancio nella vicenda che riguarda i conti di Visibilia Editore, gruppo da lei fondato e da cui ha dismesso le cariche nel 2022 e di recente anche le quote. Lo ha deciso ieri al termine dell'udienza preliminare il gup di Milano Anna Magelli, che ha rinviato a giudizio in tutto 16 persone - tra loro il compagno della senatrice Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e l'ex compagno Canio Giovanni Mazzaro, che in passato hanno avuto ruoli nella spa - più una società, Visibilia srl in liquidazione. Il giudice ha inoltre accettato il patteggiamento di Federico Celoria (2 anni con la sospensione condizionale della pena), ex consigliere di amministrazione, e delle altre due società indagate, Visibilia Editore ed Editrice, che hanno proposto di pagare una sanzione amministrativa. Il processo si aprirà il prossimo 20 marzo davanti alla Seconda sezione penale del Tribunale di Milano.

Lei, il ministro del Turismo, per adesso sceglie di non intervenire pubblicamente. A chi l'ha incontrata ieri, dopo che i suoi legali le avevano comunicato la decisione del gup, è apparsa tranquilla e battagliera, convinta di poter dimostrare la propria innocenza nel processo. Sul proprio futuro politico la linea è chiara, già espressa nei giorni scorsi: «Farò quello che mi dice Giorgia». Se non sarà la presidente del Consiglio a chiederle di fare un passo indietro, insomma, continuerà a lavorare come ministro anche durante i non pochi mesi in cui si terranno le udienze. La partita vera, per Santanchè, è infatti quella che si giocherà in quell'aula, quando verranno affrontati pubblicamente gli elementi d'accusa. Che lei continua a ritenere fragili, come dimostra l'archiviazione pronunciata nel 2018 dell'indagine sul bilancio del 2016: «E se quel bilancio è regolare - è la sua linea - lo sono anche quelli successivi, perché è lì che secondo i pm sarebbe iniziato tutto». Da questo punto di vista, un segnale importante è per la senatrice di Fdi l'esclusione dal processo, decisa sempre ieri dal giudice preliminare, della memoria con cui la Procura aveva cercato di replicare ai suoi difensori.

«È una decisione che ci lascia l'amaro in bocca, ma che un po' ci aspettavamo - dice subito dopo l'udienza l'avvocato Nicolò Pelanda, che assiste il ministro con il collega Salvatore Sanzo -. Tuttavia siamo convinti di dimostrare l'estraneità della dottoressa Santanchè dalle ipotesi che vengono contestate e sarà il dibattimento che lo dimostrerà». Anche Pelanda sottolinea come «gli esiti di un vecchio fascicolo», depositato agli atti, minerebbero «uno dei presupposti portati dalla Procura», ovvero l'accusa di «non aver svalutato a bilancio la voce avviamento da oltre 3,8 milioni di euro almeno a partire dal 31 dicembre 2016»: comportamento che la stessa Procura aveva ritenuto lecito, archiviando appunto l'indagine.

Il gup Magelli, che ha dichiarato prescritte le imputazioni per gli anni dal 2016 al 2018, nel decreto con cui ha deciso invece il processo per l'accusa di false comunicazioni sociali per i bilanci successivi scrive che le prove raccolte dalla Procura, «tutte pienamente utilizzabili, escludono la possibilità di emettere una sentenza» di non luogo a procedere.

«È stato confermato quello che abbiamo sempre sostenuto» ossia «che certe operazioni di bilancio non fossero corrette», ha invece dichiarato Giuseppe Zeno, imprenditore tra i soci di minoranza, parte civile nel procedimento, che quattro anni fa hanno dato il via all'inchiesta sulle presunte irregolarità con i propri esposti. «Soddisfatto? Lo sarò quando rivedrò indietro i miei soldi. Abbiamo perso tra i 350mila e i 400mila euro», ha concluso il finanziere campano residente alle Bahamas.

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