Vita e segreti di Micheli, mosca bianca della finanza

Braccio destro di Cefis, "rivale" di Cuccia: il suo viaggio nell'economia italiana raccontato in un libro

Vita e segreti di Micheli, mosca bianca della finanza
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Fino a poco tempo fa nessuno ci avrebbe scommesso: Francesco Micheli, FM per gli intimi, figura enigmatica del mondo finanziario italiano e noto per la riservatezza, all'età di 87 anni ha deciso di raccontarsi in una autobiografia nella quale svela episodi inediti delle grandi operazioni finanziarie a cui ha partecipato in oltre cinquant'anni di carriera. S'intitola «Il capitalista riluttante. Confessioni dal cuore del potere» e l'ha presentata ieri nella Sala Buzzati - la sala più prestigiosa del Corriere della Sera - per l'occasione affollata fino all'inverosimile. Nessuno dei presenti, molti i volti noti, si è perso un solo secondo del dibattito animato da Ferruccio de Bortoli, Luciano Fontana, Stella Pende e Marco Tronchetti Provera che hanno provocato l'autore.

Micheli non ha esitato a citare parti del libro dal quale emerge il racconto eccitante di uno dei protagonisti della storia finanziaria contemporanea, che ha la ventura ancora giovane di incrociare personaggi come Enrico Cuccia, Eugenio Cefis, Roberto Calvi, Guido Rossi, Carlo De Benedetti, Gianni Agnelli, Raul Gardini, Annamaria Bonomi Bolchini, ma anche Giorgio Armani e i miti della musica. Il filo rosso che lega tutto, per quel papà musicista, Umberto che insegna al Conservatorio e che sin da piccolo lo fa innamorare del bel sentire. Tra l'affetto per il Teatro Regio della città natale di Micheli, Parma, e la passione per il Teatro alla Scala dove da giovane ha fatto pure la comparsa. Diventa intimo amico di Maurizio Pollini e con Salvatore Accardo e Luciano Berio inaugura uno dei Concorsi pianistici più apprezzati nel nome del padre. Ma la musica è solo un filone delle sue molteplici passioni. L'arte e soprattutto la pittura di ogni epoca lo incantano, le nature morte caravaggesche lo convincono della necessità di salvare una delle più celebri case d'aste italiana, Finarte. Poi lancia MiTo, un palcoscenico della cultura che parte da Milano e approda a Torino unendo i due capoluoghi in un idem sentire che prima non si conosceva. E poi la clamorosa scalata alla Bi-Invest che ha dato la sveglia a Piazza Affari dando inizio alla sua sprovincializzazione. Infine la scommessa di Genextra insieme a Umberto Veronesi per individuare nuove soluzioni alle malattie terminali.

L'essere stato fattorino, scrutatore Totip (ai tempi del liceo classico, lavoro a cottimo, per guadagnare qualche lira), rivenditore di elettrodomestici Blanka, ne ha irrobustito il desiderio di nuovi orizzonti professionali. A Piazza Affari, in qualità di remisier, ci arriva con il mitico Aldo Ravelli. Il grande salto è con Cefis. Micheli si trova da una parte lui e dall'altra Agnelli, con in mezzo Cuccia che faceva la spola tra uno e l'altro, «Arlecchino servo di due padroni». Per i primi sei mesi non aveva nemmeno un ufficio, stava seduto su una pila di bilanci nel sancta sanctorum di Montedison, la segreteria. Da lì ha vinto, assieme a Vincenzo Maranghi braccio destro di Cuccia, la guerra contro Michele Sindona per il controllo della Bastogi.

Tra i capitoli più severi e assai attuali, considerando il risiko bancario che potrebbe scuotere il governo di Piazzetta Cuccia (che ieri è stato sfiorato con qualche battuta), c'è quello dedicato proprio a Cuccia di cui pubblichiamo ampi stralci in pagina.

Colmo di avventure in barca e in volo in giro per il mondo, nelle ultime pagine Micheli scrive: «Nel mondo della finanza ho partecipato a quel tipo di lotte che ricordano i giochi dei bambini che si travestono da cowboy come

nei vecchi western che non si vedono più. E in alcuni momenti ho finito anch'io per prenderci gusto, lo ammetto, come Alan Ladd nel Cavaliere della Valle Solitaria: uno che estrae la pistola dal fodero sempre per primo».

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