Il vizietto del lusso della gauche moralista

Dalle scarpe di D'Alema ai pullover di Bertinotti, gli ex comunisti in boutique

Il vizietto del lusso della gauche moralista

Se può colpire il fatto che Elly Schlein si avvalga di una consulente per il look, a botte di 300 euro l'ora, la propensione al lusso non è affatto una novità nel campo progressista. Anzi, dietro i moralismi bacchettoni sulla volgarità dei ricchi, si nasconde una snobberia che conduce inevitabilmente al lusso. Già senza uscire dal Pd i precedenti abbondano. Il primo ex comunista a scoprire i piaceri dell'eleganza è stato Massimo D'Alema. La sua trasformazione coincise con l'esperienza da premier e i consigli degli allora spin doctor per togliergli di dosso l'aria da funzionario del Pci e rifarsi un look da leader progressista occidentale. L'operazione partì dai piedi, con le celebri scarpe da un milione e mezzo di lire. Lo raccontò Repubblica: «Dopo che Velardi lo aveva portato dal suo sarto napoletano per togliergli le giacche Upim, D'Alema ha imparato ad apprezzare autentiche chiccherie come le scarpe fatte a mano. Non molto tempo fa, in una cena a casa dell'amico Alfredo Reichlin, ne sfoggiava un paio costate un milione e mezzo. Incredulità degli astanti: Ma sono fatte a mano». Quella storia delle scarpe D'Alema se l'è portata dietro a lungo («Costano 120 euro, non mille» precisò dopo anni). Poi sono arrivati la barca a vela, sua passione non proprio operaia («Perché indigna? Il mio è un amore autentico»), i vini pregiati, di cui è diventato prima estimatore, poi produttore, con la tenuta in Umbria, e quindi la nuova professione da mediatore di affari internazionali. Ma senza andare lontano da D'Alema, è bastata una foto per rovinare il Natale a Pierluigi Bersani, ex segretario Pd uscito dal Pd perchè troppo a destra. La foto lo ritraeva dentro la boutique di Louis Vuitton a Roma. Un regalo per la moglie. Può o non può comprare una sciarpa di lusso un leader di sinistra? Ma certo che può, mica siamo in Unione Sovietica.

Chiedere informazioni a Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione Comunista, ancora ricordato - oltre che per i ruoli ricoperti, come la presidenza della Camera - anche per i maglioncini di cachemire, incarnazione della sinistra appunto in cachemire. Un lusso, però, sostanzialmente a sua insaputa. «L'unico maglione comprato fu il primo. Lo prese mia moglie al mercato dell'usato, però quando la leggenda prese corpo, me ne furono regalati. Il più bello da due operaie di una fabbrica di cachemire. Me lo mandarono con una lunga lettera. Scrivevano: fa male ad arrabbiarsi per le polemiche, noi siamo proletarie e vorremmo che lei valorizzasse il nostro lavoro» ha raccontato Bertinotti al Corriere. Anche le tre serigrafie di Andy Warhol che campeggiano nella sua sala sono un regalo (eredità dell'amico Mario D'Urso), come tutti gli altri quadri di sua proprietà. Altri comunisti sono però più ligi allo stile sobrio della ditta. Come Oliviero Diliberto, ex leader dei Comunisti Italiani. I lussi che si concede sono i libri antichi e un pregiato caffè proveniente dall'isola di Sant'Elena, in mezzo all'Atlantico. Sul Frecciarossa, invece, ci va ma «sempre in seconda classe». Celebri le camicie bianche di Renzi segretario del Pd, firmate Ermanno Scervino, stilista fiorentino. Ma Renzi non è mai stato comunista.

La specialità non è solo italiana. Il leader di «Podemos» Pablo Iglesias ha comprato una villa da 660mila euro, quasi 300metri quadri con parco e piscina.

Il leader della sinistra francese Jean-Luc Mélenchon ha un appartamento in centro a Parigi, una casa in campagna e vola sempre in business class perchè odia «stare schiacciato come una sardina in economy». Non risulta che abbia, però, una personal shopper. É la sinistra dei diritti, compreso il «diritto all'eleganza» teorizzato da Aboubakar Soumahoro.

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