Il vizio dei nemici nella sinistra. E dopo Renzi, tocca a Calenda

La Ditta non perdona al centrista la mossa anti-Conte nel collegio romano. La stessa sorte toccata al Rottamatore

Il vizio dei nemici nella sinistra. E dopo Renzi, tocca a Calenda

Vizio antico della sinistra ex-post-comunista: quando esce dalle file uno che la pensa diversamente dal Pd, il partito lo marchia non solo come canaglia, ma come un mascalzone che fin dall'infanzia era già un nemico di classe, solo che ancora il partito non se ne era accorto. Oggi tocca a Calenda, dopo Renzi, ma la triste historia comincia più di cento anni fa, quando il conflitto fra menscevichi (minoranza) e bolscevichi (maggioranza) fra comunisti russi si risolse con la liquidazione politica (un colpo alla nuca alla Lubianka) degli avversari. Oggi, la storia si ripete, con una variante: a Calenda e Renzi si rinfaccia di non essere di razza pura, di essere nati fuori dalla «Ditta» (il genetico partito comunista): si vede che vengono da altri lidi prima di approdare nel partitone democratico.

La loro infanzia e adolescenza mostra che provengono da aree infette, benché fossero stati accolti come fratelli, che oggi si rivoltano contro la mano che li ha nutriti e ne mordono la mano. E allora giù, avvisi di garanzia, rivelazioni di un passato «borghese» perché fino agli anni Ottanta l'aggettivo «borghese» equivaleva a una condanna a morte per indegnità politica. Il «borghese» è un nemico anche quando si traveste da compagno, benché, Lenin avesse messo a capo della Ceka (polizia politica) un nobile polacco, Felis Edmundovic Dzerzinskij, che fu il primo realizzatore del terrore sistematico prima di Lavrentij Beria che Stalin chiama affettuosamente «il mio Goebbels». Esageriamo tirando fuori dall'armadio i polverosi scheletri? Il punto non più quello delle soppressioni, ma del meccanismo: finché sei dentro, sei un compagno, alla peggio un compagno che sbaglia. Ma se esci e da fuori assumi posizioni polemiche come ha fatto Calenda minacciando di candidarsi (e di stravincere) nel caso in cui si fosse presentato Conte (spinto da Enrico Letta) per il seggio vacante di Roma, allora si scopre che fin da piccolo eri un vizioso borghesuccio, un pariolino contaminato. Quando Lev Trotskij, che pure aveva preso il Palazzo d'Inverno, fu costretto all'esilio da Stalin, dovette prendere atto di essere stato un traditore da sempre, per di più ebreo, e che quindi doveva «oggettivamente» essere considerato una spia fascista. Lo ammazzarono in Messico a colpi di piccozza. Oggi ci sono le piccozze giudiziarie. Matteo Renzi che peraltro fece una borghesissima sciocchezza rottamando i cervelli migliori del partito di cui era segretario è stato preso anche lui a colpi di piccozza giudiziaria, genitori compresi. Ma, più ancora, si scoprì in ritardo, che in fondo non era altro che un «berlusconiano mascherato» (come Trotskij) e così non dobbiamo stupirci se li vediamo insieme sullo stesso fronte il rinnegato Renzi e il rinnegato Calenda entrambi coperti di vituperi retroattivi, colpevoli di voler costruire un centro con qualche pezzo dell'argenteria di famiglia. Il che prova la loro natura malvagia e retroattiva del loro tradimento.

Quale lezione trarne? Che non esiste la possibilità di fare un Ulivo bis come sostiene Enrico Letta (che, anche lui, non passa il test del Dna) perché non esistono altre anime che quella della Ditta, salvo le anime ascetiche e inflessibili, testarde e aristocratiche che ricordano la struttura di Dzerzinskij o attingendo dalla Rivoluzione Francese quella del piccolo aristocratico rivoluzionario e terrorista Louis Antoine Saint-Just, vagamente associabile al nostro ministro Franceschini che peraltro si fa portare in carrozza sullo zoccolo duro dei comunisti romani, perché anche lui ha bisogno di legittimazione genetica essendo di sangue impuro. È una costante della sinistra: chi non ha un pedegree, è condannato a dimostrarsi uno zelante intransigente.

Chi gliel'ha fatto fare a Letta, persona di cui seguitiamo ad aver stima per l'eleganza intellettuale, a esporsi per salvare Conte con la speranza di fare squadra con quella specie di notte dei morti viventi che sono oggi i rottami dei cinque stelle? Boh mah non sappiamo rispondere. E, temiamo, neanche lui.

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