La voce del pilota: "Qui qualcosa non va"

La voce del pilota: "Qui qualcosa non va"

«Hey guys, turn me around, there's something wrong with this plane». «Ehi ragazzi, torno indietro, c'è qualcosa di sbagliato in questo aereo». Sono le ultime parole pronunciate da Yared Mulugeta Getecho, il pilota del volo ET302. Rappresentano il primo estratto della conversazione, sbobinata dalla scatola nera, tra il comandante dell'aereo e la torre di controllo. Frasi drammatiche, anche se pronunciate con un timbro non particolarmente alterato, ma che dimostrano come il Boeing 737 Max8 avesse problemi di natura tecnica evidenziati da Mulugeta ad appena quattro minuti dal decollo. Dopo l'appello l'aereo ha tentato di rientrare in aeroporto, ma la virata è risultata fatale e ha provocato il tragico schianto. «Mio nipote era un pilota preparato, non si raccolgono per caso 8mila ore di volo ad appena 29 anni - racconta dal Canada la zia Leila Ali Henry -. Aveva una cura maniacale dei dettagli nel suo lavoro. Aveva persino sacrificato una vera e propria vita affettiva per l'aviazione». Le parole del primo pilota dell'Ethiopians Airlines collimano con le decine di testimonianze degli abitanti della zona di Atlaw, 45 km a sud di Addis Abeba, luogo della tragedia. Tutti sono concordi nell'affermare che l'aereo si alzava e si abbassava repentinamente, accompagnato da fumo nero e denso in coda. Più di un testimone ha ricordato che lo schianto è stato preceduto dalle fiamme. Molto probabilmente di un motore, come ricordato da Eric Onyuango, uno degli operatori della torre di controllo del Bole. «Verosimilmente era in atto il depotenziamento di uno dei due motori - racconta -. In quelle condizioni qualsiasi manovra di salita in quota diventa impossibile. Tentare un atterraggio di fortuna è l'unica soluzione praticabile».

Resta da capire se il software in dotazione abbia segnalato o meno l'avaria. Atlaw Wehib e Sisay Abera, due giovani che hanno visto l'aereo abbattersi al suolo spiegano che «il velivolo si è sbriciolato. I rottami volavano ovunque, e con loro purtroppo anche corpi martoriati in fiamme».

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