I conservatori italiani ambiscono a sparigliare le carte degli equilibri europei e la questione delle alleanze diventa strategica anche in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Ne parliamo con Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d'Italia a Strasburgo.
Domani Varsavia ospita gli «study days» dell'Ecr (gruppo dei conservatori e riformisti europei), di cui fa parte anche il partito fondato e guidato da Giorgia Meloni. Di cosa si parlerà?
«Ci confronteremo su ruolo geopolitico e difesa europea, transizione ecologica e politiche per la famiglia. Sarà l'occasione per affinare le posizioni dei Conservatori su temi che ci vedono sempre più protagonisti».
Nelle sue ultime dichiarazioni la Meloni rivendica il cambio di passo nell'Unione europea, dove anche il concetto di sovranità non è più un tabù.
«Il governo Meloni ha smentito la narrazione della sinistra e le nostre parole d'ordine trovano spazio nei documenti ufficiali dell'Ue. È avvenuto sull'immigrazione e ora avviene sulla sovranità: fino a ieri un rigurgito autarchico della destra nazionalista, oggi la premessa imprescindibile per garantire la competitività delle nostre imprese nello scenario globale».
L'ultimo Consiglio europeo ha visto Polonia e Ungheria ancora in una posizione distante rispetto anche a Fratelli d'Italia. Ci sono margini di mediazione sulla questione dei migranti?
«Come ha spiegato Giorgia Meloni, in Consiglio Ue ogni governo difende legittimamente i propri interessi nazionali. Polonia e Ungheria stanno facendo uno sforzo sottovalutato nell'accoglienza dei profughi ucraini: la loro diffidenza è comprensibile. Al di là di aspetti marginali, con loro siamo d'accordo sul punto decisivo: l'immigrazione incontrollata si contrasta fermando le partenze, stroncando i trafficanti, distinguendo a monte i rifugiati dai migranti economici, investendo nei Paesi africani come proposto e ottenuto dall'Italia sulla Tunisia».
A proposito di gruppi politici nel parlamento europeo, in questi giorni il clima si è surriscaldato anche tra parti della maggioranza di governo, qui in Italia. È possibile, come auspicano anche gli altri partiti del centrodestra, una maggioranza che vede popolari e conservatori nella stessa coalizione, proprio come qui da noi?
«È esattamente il modello Meloni a cui stiamo lavorando da tempo. Ecr oggi vanta tre primi ministri (Italia, Polonia e Repubblica Ceca, ndr) che rappresentano un quarto dell'intera popolazione europea. Abbiamo numeri destinati a crescere ovunque, in ogni elezione nazionale svoltasi in Europa negli ultimi mesi il centrodestra ha vinto. È chiaro che l'asse popolari-socialisti non regge più e anche molti liberali sono insofferenti. Vedremo i numeri alla fine. Una cosa è certa: Giorgia Meloni, come capo del governo italiano e leader dei Conservatori europei (alla cui guida è stata appena confermata all'unanimità), sarà al tavolo da protagonista assoluta».
Su cosa punterà la vostra campagna elettorale per il Parlamento europeo. Quali i temi più urgenti per l'assemblea di Strasburgo?
«Transizione ecologica: la sinistra verde e rossa pensa che la debbano pagare famiglie e imprese, noi invece che l'Europa debba accompagnare questo percorso con gradualità, neutralità tecnologica e incentivi.
Immigrazione, a maggior ragione dopo i fatti della Francia, che segnano il fallimento di un modello che non dobbiamo riproporre. Famiglia naturale e libertà educativa delle famiglie rispetto a un'agenda arcobaleno sempre più aggressiva».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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