Alla fine è arrivato il via libera di Palazzo Madama al processo contro Matteo Salvini, finito nel mirino del tribunale dei ministri di Palermo per il caso della nave Open Arms. L'ok al procedimento giudiziario è arrivato poco fa da Palazzo Madama: l’aula del Senato si è espressa favorevolmente al procedimento giudiziario, con 149 voti, 141 i contrari e un solo astenuto; si tratta della senatrice del Movimento 5 Stelle Tiziana Drago, che ha motivato la propria scelta parlando di "corresponsabilità del governo Conte Uno in quella vicenda".
Per l'esattezza, i voti a favore della relazione della giunta per le elezioni - che chiedeva di non procedere contro l'ex titolare del Viminale - sono stati 141 e non hanno dunque raggiunto la quota necessaria, ovvero la maggioranza assoluta pari a 160, perchè il parere della giunta, contrario all'autorizzazione, fosse confermato.
A caldo è arrivato il commento del diretto interessato, che si dice orgoglioso di aver difeso i confini e gli interessi dell’Italia. Questo il suo sfogo: "Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l'Italia: lo rifarei e lo rifarò, anche perché solo in questo luglio gli sbarchi sono sei volte quelli dello stesso periodo di un anno fa, con la Lega al governo. Vado avanti, a testa alta e con la coscienza pulita, guarderò tranquillo i miei figli negli occhi perché ho fatto il mio dovere con determinazione e buonsenso". Quindi, l’ex ministro dell’Interno ha aggiunto: "Mi tengo stretto l'articolo 52 della Costituzione ('la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’) e ricordo le parole di Luigi Einaudi: 'Quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra'. Non ho paura, non mi farò intimidire e non mi faranno tacere: ricordo che per tutti i parlamentari, presto o tardi, arriverà il giudizio degli elettori".
Le reazioni
Numerose le reazioni del mondo politico al via libera dato dal Senato. Al fianco di Salvini si è schierata Giorgia Meloni. Il capo politici di Fratelli d’Italia, su Facebook, ha scritto: "Il processo a un Ministro per aver fatto quello che il suo mandato gli imponeva, ovvero difendere la Nazione e i suoi confini e rispettare l'indicazione data dagli elettori con il voto, è un precedente spaventoso nella democrazia Italiana. Non conta più cosa sia giusto, ma cosa piaccia alla sinistra, al mainstream e ai poteri forti. Un altro tassello nella deriva liberticida che denunciamo da tempo. Ma a chi festeggia, senza pudore, voglio dire che quando saltano le regole dello stato di diritto, nessuno è più al sicuro. A Matteo Salvini va la totale e incondizionata solidarietà mia e di tutta Fratelli d'Italia. Ce la faremo, Matteo, a difendere questa nazione da vigliacchi e traditori".
Tra le fila di Forza Italia si è levata invece la voce di Renato Schifani: "Con il voto di oggi la maggioranza si è assunta la responsabilità di aprire ad un precedente gravissimo. L'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il suo operato da Ministro dell'Interno sancisce, infatti, il principio di sindacabilità giudiziaria delle scelte politiche". All’azzurro ha fatto eco la compagna di partito Licia Ronzulli: "C’è chi ha ha scelto, per l'ennesima volta e in modo del tutto strumentale, di utilizzare la magistratura come mezzo di lotta politica: Pd, Movimento 5 Stelle e Leu Semmai per il voto di oggi ci sarà un processo, quel giorno gli italiani saranno ancora più convintamente dalla parte di chi da ministro ha tentato di fare l'interesse dell'Italia". Sulla stessa linea l'azzurra Anna Maria Bernini, che perla di "trionfo della doppiezza e dell'ipocrisia". Tra i parlamentari del Carroccio spiccano le dichiarazioni del senatore Roberto Calderoli, che parla di un "Salvini pugnalato alla schiena". Queste le parole del leghista: "Da Dalla Chiesa a Falcone e Borsellino tanti valorosi uomini di Stato che tentavano di fare il loro dovere con coraggio e dignità sono stati pugnalati alle spalle, abbandonati e traditi, proprio dalle istituzioni che servivano Siamo veramente un Paese alla rovescia ma io sto con Salvini sempre e comunque".
Dalla parte opposta della barricata esulta invece l’ex capo dei No Global Luca Casarini, attuale attivista di Mediterranea Saving Humans: "Finalmente, come succede per tutti i comuni cittadini, Salvini sarà sottoposto a regolare processo per i crimini, gravi, dei quali è accusato. Invece di scappare, protetto da un privilegio, questa volta dovrà spiegare, davanti ad un tribunale, il motivo per cui ha inflitto pesantissime sofferenze a esseri umani, innocenti, che avevano tutto il diritto di essere aiutati". Esulta anche don Massimo Biancalani, il prete dei migranti, che parla di giornata importante: "Temevo compromessi dell'ultima ora e invece non è andata così. Da sacerdote vivo nella speranza e spero che questa giornata segni un cambio di passo. È giusto che Salvini, orchestratore, prenda le sue responsabilità rispetto a errori clamorosi che contraddicono la Costituzione". Soddisfatto del giudizio dell'emiciclo di Palazzo Madama anche il dem Tommaso Nannicini, che auspica l'eliminazione dei decreti Sicurezza di Salvini: "Ora la magistratura faccia il suo corso su OpenArms. La politica ha un altro compito. I Decreti Salvini sono disumani e producono illegalità: vanno cancellati, punto. Scrivendo una pagina nuova, fatta di integrazione, responsabilità e legalità".
Molto scettico sulla decisione dell'aula il filosofo Massimo Cacciari, che all'Adnkronos si dice certo che il processo contro Salvini si concluderà con un nulla di fatto, per poi tirare una frecciatina al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: "Anche chi collaborò con Salvini dovrebbe andare sotto processo...".
Dunque è arrivata anche la nota della Ong Open Arms: "Ci auguriamo che l'assemblea legislativa che compone il Parlamento italiano abbia scelto oggi di accertare la verità e le eventuali responsabilità di un ministro, non per scopi politici, ma per dare un segnale definitivo e inequivocabile, per affermare che le istituzioni democratiche di ogni paese liberale esistono per tutelare i principi su cui sono fondate, principi da cui non possono e non vogliono derogare a nessun costo".
Il punto sui processi
Con il sì all’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno si aprire così un nuovo procedimento a carico del leader leghista. Contro il capo politico del Carroccio, infati, non si è mosso solo il Tribunale del ministri di Palermo contro il leader leghista, bensì anche quello di Catania, questa volta per il caso della nave Gregoretti della Guardia Costiera italiana; a tal proposito l’autorizzazione del Parlamento è arrivata un mese prima che l’Italia e il mondo si congelassero causa pandemia di coronavirus. L’udienza preliminare del processo è fissata inizio autunno, in data 3 ottobre.
Il caso Open Arms risale a un anno fa, nelle ultime settimane di vita dell'allora governo gialloverde, quando per decisione del Viminale 164 migranti furono tenuti in stand-by a bordo della nave della Ong spagnola per diciannove giorni. Per questo, il capo politico del Carroccio ora rischia di essere condannato per sequestro di persona. Il comandante dell'imbarcazione dell'Ong, nonostante l'indicazione dei "Place of Satefy" in Spagna e a Malta, rifiutò le destinazioni fornite, rimanendo al largo delle coste della Sicilia, dopo aver recuperato in mare a più riprese, a partire dal primo di agosto, numerosi migranti al largo della Libia.
Il nodo della Legge Severino
Con questi due processi Salvini rischia molto: in ballo c’è il proprio futuro politico, che potrebbe subire una brusca frenata d’arresto in caso di condanna per sequestro di persona. Qualora Salvini venisse condannato, infatti, scatterebbe la tagliola della Legge Severino.
Le conseguenze? Il segretario della Lega rischia di decadere da senatore e di trovarsi impossibilitato a candidarsi alle prossime elezioni. Tutto questo nel caso in cui venisse condannato e la condanna stessa fosse superiore ai ventiquattro mesi. Il che non è impossibile, visto che il reato per sequestro di persona viene punito fino a un massimo di quindici anni.
Su questo la Legga Severino non ammette scappatoie. La legge 6 novembre 2012, n. 190, che prende il nome dal ministro della Giustizia del governo Monti, infatti, parla chiaro: un potenziale parlamentare è candidabile solamente se ha la fedina penale pulita; chi ricopre una carica e viene condannato è costretto alla decadenza.
Cosa che accadde appunto sette anni fa con Silvio Berlusconi: nel 2013, a causa della condanna per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset, l’ex tre volte premier decadde dal proprio scranno a Palazzo Madama.
Salvo crisi di governo e ribaltoni – vista la poca solidità della maggioranza giallorossi, mai dire mai… – le
prossime Politiche saranno solamente nel 2023. A quel tempo Salvini, causa ridottissima agibilità politica, potrebbe essere tagliato fuori dalla contesa. Per la gioia di tutti i giallorossi di questo mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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