"Volocotteri" su Roma. Il miraggio anti-traffico beffa gli imbottigliati

Dal 2024 l'elicottero-drone senza pilota porterà i turisti in città. Dove muoversi è un'impresa...

"Volocotteri" su Roma. Il miraggio anti-traffico beffa gli imbottigliati

La prima cosa che urge sapere è: il drone taxi che tra due anni dovrebbe portare i primi viaggiatori dall'aeroporto di Fiumicino al centro della capitale, sarà della Roma o della Lazio? Perché chiunque abbia avuto la ventura di salire su un'auto bianca nella città eterna non avrà potuto ignorare le preferenze calcistiche del guidatore, perennemente collegato a una delle radio che in riva al Tevere parlano di pallone 24h. Non vorrete mica privarci di un simile spasso?

Perché, sapete?: nel 2024, alla vigilia del Giubileo, qualcuno, magari un pellegrino, potrebbe saltare la fila dei taxi all'aeroporto, dribblare gli abusivi che si appostano famelici nell'area arrivi, e alle viscide profferte di questi ultimi rispondere orgoglioso: «No grazie, ho prenotato un volocity». Si chiama così il bianco trabiccolone che partirà dal «vertiporto» inaugurato ieri con un volo zero che, gli storici prendano nota, si è alzato alle 9,56 per atterrare cinque minuti dopo aver disegnato nel cielo azzurro un «otto» a 40 metri di altezza e a 40 chilometri orari.

Trionfali, come è ovvio, i toni dei padroni di casa. «È una pietra miliare - proclama Marco Troncone, ceo di Aeroporti di Roma, la società di gestione degli scali capitolini - nel nostro percorso finalizzato a essere pionieri nella sperimentazione e nell'implementazione della Mobilità Aerea Avanzata in Italia, e a fare la nostra parte per rendere i trasporti urbani sempre più sostenibili e seamless». Perdoniamo l'enfasi e perfino i forestierismi (per amor di precisione, seamless significa inconsutile, ma non è un gran passo avanti sul piano della comprensione), e leggiamo ammirati di tutto questo ben di dio, delle prestazioni del Volocopter 2X, dell'assenza totale di emissioni, delle stazioni di ricarica presenti nel vertiporto, dell'hangar coperto ventimetriperventi, e un po' di orgoglio patriottico, ammettiamolo, ci perlustra.

Poi però torniamo realisti e anzi, peggio, «benaltristi», disciplina per la verità non troppo nobile a nostro giudizio. La storia, signori avanguardisti, non si fa inventando una capsula che scodellerà in venti minuti due per volta qualche decina di privilegiati appena arrivati da Rio de Janeiro direttamente al Colosseo saltando le code bibliche e guzzantesche del grande raccordo anulare, le buche delle consolari, i cinghiali che attraversano, i consigli sconsolati di Waze. Facciamo due conti: a Fiumicino nel 2025, quando il taxicottero sarà presumibilmente a regime, potrebbero transitare 50 milioni di passeggeri, in media 137mila al giorno. Ammettiamo pure che nessuno abbia paura a salire su un mezzo volante guidato da chissacchì (ma ne dubitiamo) in quanti prenderanno davvero un passaggio dal taxicottero senza pilota? Cinquanta, cento, duecento, mille al giorno? Anche nell'inverosimile ultimo caso questa mobilità alternativa e sostenibile sembra destinata a impattare in modo impercettibile sul sistema di trasporto da e per il Leonardo da Vinci fatto di taxi rapinosi, di auto imbottigliate, di pullman che quando arrivi a destinazione è cambiata la stagione, di treni o costosi o fatiscenti. E poi, mettiamo mano al portafogli: quanto costerà il servizio? Un tariffario ovviamente non c'è ancora, ma immaginiamo non basteranno i 50 euro più bagagli e mancia della tariffa fissa stabilita dal Comune di Roma. Volare da Fiumicino alla Roma avrà un prezzo probabilmente molto più alto di un Ryanair per Lisbona. Comunque la guardi, sembra uno strumento escogitato da Maria Antonietta, la regnante che al popolo affamato rispondeva spazientita: «Non hanno pane? Ma che mangino brioche!».

La capitale rischia di passare direttamente

dall'ingorgo felliniano del film Roma (era il 1972) a un episodio di Black Mirror. Senza che in mezzo vada in onda il film che i romani e i turisti meriterebbero, con l'effetto speciale più spettacolare di tutti: la normalità.

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