La prima volta di un Papa in un Paese del Golfo. Francesco è arrivato ieri sera ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, per un viaggio lampo di due giorni. Una visita storica, breve ma importante, nel segno del dialogo interreligioso. «Per favore, accompagnatemi con la preghiera», ha detto Bergoglio al termine dell'Angelus che ha comunque voluto recitare prima di partire per il Paese arabo, culla dell'Islam. E poi ha aggiunto su Twitter: «Mi reco in quel Paese come fratello, per scrivere insieme una pagina di dialogo e percorrere insieme sentieri di pace».
Al suo arrivo ad Abu Dhabi, Bergoglio è stato accolto dal principe ereditario, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, e ha salutato il grande imam di Al Azhar, Ahmad Al-Tayyed, considerata la principale istituzione dell'Islam sunnita in Medio Oriente. Una visita tra luci e ombre. Da una parte le autorità del Paese, considerato tra le petromonarchie più ricche della penisola arabica, vogliono presentare il viaggio del Pontefice come un segno della tolleranza degli Emirati Arabi, dove convivono oltre 200 nazionalità diverse e gli stranieri rappresentano la grande maggioranza degli abitanti. Su una popolazione di nove milioni di persone, i cattolici sono circa un milione.
Ma non sono mancate critiche, giunte in particolare da Amnesty International, per il sospetto che il governo locale sfrutti il viaggio per offrire un'immagine di sé come Paese tollerante e aperto, che non sempre corrisponde al vero. Critiche sono arrivate anche perché gli Emirati fanno parte della coalizione guidata dall'Arabia Saudita nello Yemen, che combatte contro il movimento armato degli Houthi attaccando anche i civili, e provocando quella che l'Onu ha definito «la peggiore attuale crisi umanitaria prodotta dall'uomo». E proprio allo Yemen è andato il pensiero del Papa durante la recita dell'Angelus. «Con grande preoccupazione ha detto - seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti». Da qui il vibrante appello, «alle parti interessate e alla Comunità internazionale» per «favorire con urgenza l'osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione».
E proprio il tema della pace è in cima all'agenda del Papa per questo viaggio che, non a caso, ha per motto «Fa' di me uno strumento della tua pace». L'appuntamento più atteso è per oggi, ovvero l'incontro interreligioso sulla «Fratellanza umana», alla presenza di 700 leader di differenti religioni. Accanto a Bergoglio, il grande imam di Al-Azhar. Sempre oggi, Francesco viene ricevuto al palazzo presidenziale dal principe ereditario dell'emirato, Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Mentre nel pomeriggio visiterà la Grande Moschea di Sheikh Zayed, dove a porte chiuse incontrerà i leader musulmani.
Domani, invece, il Papa celebrerà la
prima messa all'aperto mai presieduta nel Paese, per la comunità cattolica locale, alla Zayed Sports City: sono attesi 135mila fedeli, per la maggior parte composti da immigrati cattolici, soprattutto indiani e filippini.
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