"Il voto è un referendum. Chi non ci sostiene farà passare lo ius soli"

Il segretario della Lega avverte gli indecisi: "Il pericolo è regalare il Paese ai migranti"

"Il voto è un referendum. Chi non ci sostiene farà passare lo ius soli"

Roma Il leader della Lega, Matteo Salvini, è certo dell'affermazione del centrodestra il prossimo 4 marzo e ha già pronti i primi provvedimenti da adottare qualora fosse la Lega ad aggiudicarsi il «derby» con Forza Italia e il segretario si insediasse a Palazzo Chigi. Le relazioni con gli alleati sono buone e, come ribadito ieri, non c'è nessun timore di inciuci e governissimi.

Onorevole Salvini, domenica sarà una giornata importante. Non solo le elezioni, ma anche il derby...

«Innanzitutto io ci credo e sono ottimista. Per quanto riguarda le elezioni ho la certezza che vinceremo, da milanista ho la speranza che i rossoneri possano farcela, ma baratto volentieri la vittoria elettorale con la sconfitta del Milan».

Che sensazioni ha dopo la manifestazione unitaria?

«Ho fatto 300 comizi e 15mila chilometri. Vinciamo. Sarà una grande responsabilità perché abbiamo avvicinato moltissime persone che non hanno mai votato né a destra né a sinistra. Non vedo l'ora di passare all'azione, alla concretezza. Sia Di Maio che Renzi sanno che non c'è partita».

Pd e M5S sono i vostri avversari?

«Il mio avversario è Renzi, è Boschi, è tutto il Pd e tutto il gruppo di sinistra che ha malgovernato in questi ultimi sette anni. I Cinque stelle non avranno mai i numeri per governare. In questo momento mi trovo a Roma dove bisogna fare la gimkana tra le buche in strada e l'immondizia che ricopre i marciapiedi. Questo dimostra che non possono rappresentare una seria preoccupazione».

Proviamo a immaginare lo scenario post-voto. L'ipotesi A: centrodestra vincente con Lega primo partito e Salvini premier.

«È quello che è scritto sul nostro simbolo elettorale. Non vedo l'ora. Anche perché c'è tale e tanta fiducia che per tanti versi mi commuove. Personalmente sono già al lavoro. Oggi ho proposto di eliminare le sette accise più antiche sulla benzina tra le quali quella per la guerra in Etiopia, quella sulla crisi di Suez e quella per il disastro del Vajont. Sono 11 centesimi al litro e 3 miliardi di euro in più nelle tasche degli italiani».

Quale sarebbe il primo provvedimento che prenderebbe a Palazzo Chigi?

«La legge sulla legittima difesa costa zero e consentirebbe alla gente di sentirsi tranquilla sia in casa che in negozio. Mi sono impegnato per un ministero per i disabili, che in Italia non c'è mai stato e che restituirebbe dignità a quattro milioni di persone. Gli impegni sul superamento della legge Fornero e sulla riforma fiscale non si possono rispettare con un decreto, ma entro l'anno corrente sono realizzabili».

Ipotesi B: centrodestra vincente e Forza Italia primo partito.

«Siamo persone che rispettano i patti. Il voto è libero e sacro e rispetterò qualunque esito, a differenza di ciò che vorrebbe Bruxelles».

A proposito, come sono i rapporti con gli alleati della coalizione?

«Siamo persone serie e c'è un programma firmato da tutti. Nel programma, ovviamente, non ci può essere tutto e dovremo approfondire alcuni argomenti. Ma se sei d'accordo sulle grandi riforme delle tasse, della scuola, della giustizia e sulla cancellazione di spesometri vari e studi di settore, è chiaro che l'accordo è generale. Poi, la Lega è la Lega».

Ipotesi C: non vince nessuno. Governissimo?

«È quello che si augurano in Europa: più il governo è debole e più l'Europa si fa gli affari suoi. Ci vuole più Italia che è l'esatto contrario di quanto sostiene Bonino. L'Europa ci ha danneggiato con le sue scelte. Non penso che ci sarà confusione, non ci saranno azzardi, ma un governo di centrodestra che durerà dieci anni».

Quale ultimo messaggio intende lanciare?

«A chi pensa di non votare dico che si tratta di un referendum. La Lega con soli 30 parlamentari è riuscita a bloccare lo ius soli.

Se non vincessimo noi, c'è la certezza che con lo ius soli si regalano la casa, l'assistenza e il diritto di voto a milioni di persone e alle prossime elezioni nulla sarà più scontato. Chi resta a casa non punisce i politici, punisce se stesso».

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