Joe Biden monitora attentamente gli eventi in Israele e Libano mentre le navi da guerra Usa sono posizionate più vicino all'alleato come deterrenza contro l'Iran. In questo modo gli Stati Uniti sono in una posizione migliore per affrontare la minaccia della Repubblica islamica, spiega un funzionario americano al New York Times. Mentre sulle spalle delle forze israeliane ricade la maggior parte della difesa dagli attacchi portati avanti da Hezbollah oltre il confine del Libano. Le forze Usa - spiega un alto funzionario della Difesa - non sono state coinvolte direttamente nel blitz preventivo di Tel Aviv, che tuttavia non è stato una sorpresa per l'amministrazione Biden. «Abbiamo fornito supporto di intelligence, sorveglianza e ricognizione in termini di tracciamento degli attacchi in arrivo da Hezbollah, ma non abbiamo condotto alcuna operazione cinetica in quanto non erano necessarie», sottolinea la fonte, precisando che Washington sta seguendo la situazione, ed è ben posizionata per rispondere nella difesa di Israele. Gli Stati Uniti hanno circa una decina di navi da guerra nell'area, alcune nel Mar Mediterraneo orientale e altre nel Mar Rosso e nel Golfo dell'Oman. Il presidente è stato impegnato con il suo team di sicurezza nazionale per tutta la sera, come spiega il portavoce Sean Savett, che assicura: «Continueremo a sostenere il diritto di Israele a difendersi e lavorare per la stabilità regionale».
Il capo del Pentagono Lloyd Austin, che ha ordinato ai due gruppi di portaerei di restare in Medioriente, ha parlato con la controparte israeliana Yoav Gallant. Lui stesso ribadisce «l'impegno incrollabile degli Usa alla sicurezza dello Stato ebraico contro ogni attacco dall'Iran e dai suoi partner nella regione». E un portavoce del Pentagono ribadisce che gli Usa sono «stati molto chiari» sul fatto che «sono in posizione per supportare la difesa di Israele». A Tel Aviv è arrivato anche il capo di Stato Maggiore dell'Esercito Usa, Charles Q. Brown, per incontrare alti rappresentanti militari dopo una visita a sorpresa in Giordania.
Il candidato repubblicano Donald Trump attacca il presidente Biden e la vice Kamala Harris per l'aumento delle tensioni in Medio Oriente, avvertendo che «ci stiamo avviando verso una terza guerra mondiale, cerchiamo di evitarla». E diversi esponenti liberal del partito democratico non nascondono preoccupazione. Il senatore del Vermont, Bernie Sanders, si augura che Harris prenda le distanze dalla politica di Biden: «Spero vivamente che si arrivi a una conclusione in cui il premier Netanyahu e il suo governo estremista di destra, che hanno ricevuto decine di miliardi dagli Usa, non continuino a riceve aiuti a meno di un cambio radicale delle loro politiche verso il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania», afferma. La collega del Massachusetts Elizabeth Warren si dice «profondamente preoccupata per la violenza e il caos nella regione».
«Dobbiamo fermare tutti i bombardamenti - avverte - riportare a casa gli ostaggi, spendere risorse reali per gli aiuti umanitari a Gaza e, soprattutto, spingere entrambe le parti al tavolo delle trattative». «Profonda preoccupazione» anche dal segretario generale Onu Antonio Guterres, che chiede una «immediata de-escalation e alle parti di tornare urgentemente alla cessazione delle ostilità».
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