Guilty or not guilty, colpevole o innocente. La sorte dell'ex produttore cinematografico Harvey Weinstein è nelle mani di 5 donne e 7 uomini, che dovranno uscire con un verdetto dalla camera di consiglio in cui si sono riuniti.
Saranno loro a decidere se condannare o assolvere il fondatore della Miramax ed ex uomo potente di Hollywood, che oggi oltre cento donne accusano di molestie e violenze sessuali.
Ieri è cominciata la fase finale del processo che lo vede imputato a New York, la sua città. I 12 giudici popolari hanno ascoltato le posizioni dell'accusa e della difesa e si sono fatti un'idea del caso. Se non riusciranno ad arrivare a una decisione unanime sarà tutto da rifare, come nel primo processo a Bill Cosby nel 2017.
Se invece i giurati dovessero convergere sulla colpevolezza, l'ex boss del cinema statunitense, 67 anni, rischia il carcere a vita.
Secondo i media americani la strada per arrivare a un verdetto non sarà breve, né semplice.
Non solo perché sono coinvolti personaggi con un'eco mediatica, dall'imputato alle vittime, ma anche perché il processo a Weinstein rappresenta l'esito giudiziario delle prime denunce che diedero vita al movimento del #MeToo.
Era l'ottobre 2017 quando due inchieste del New York Times e del New Yorker raccolsero le prime testimonianze contro il produttore da parte di donne dell'industria cinematografica.
Il fenomeno si è poi allargato fino a toccare il mondo dello sport, della politica, del giornalismo, persino i premi Nobel, sollevando scandali in tutto il mondo. Potrebbero dunque volerci giorni prima di avere una sentenza, viste le implicazioni del caso.
Delle oltre cento donne che hanno raccontato di essere state molestate, assalite o stuprate dall'imputato - il quale ha sempre replicato di aver avuto solo rapporti consenzienti - il processo ruota attorno a due sole testimoni, le uniche ad aver superato i paletti posti della procura newyorchese per portare in tribunale il 67enne.
Si tratta di Miriam Haley, ex assistente alla produzione di Miramax, la quale ha raccontato di essere stata costretta a rapporti sessuali nell'appartamento di lui a SoHo, Londra, nel 2006. E di Jessica Mann, allora aspirante attrice, che sarebbe stata stuprata in un hotel della Grande mela nel 2013.
Oltre a loro, altre 4 donne sono state portate dall'accusa in aula a testimoniare di fronte alla giuria. La più nota è Annabella Sciorra, volto della serie tv I Soprano, che ha denunciato di essere stata violentata da Weinstein nella casa di lei a New York nell'inverno del 1993-94.
Il reato è stato prescritto e non è più perseguibile, ma la procura spera che la sua storia possa comunque influire sulla decisione dei giurati. Tra questi, estratti a sorte e poi selezionati in base alla presenza o meno di conflitti di interesse con le parti in causa, non ci sarà la modella Gigi Hadid, inizialmente convocata tra i 120 potenziali membri. Un'altra donna che invece ha giocato un ruolo chiave nel processo è Donna Rotunno, legale di Weinstein.
Secondo lei è la magistratura ad aver creato un «universo alternativo» in cui alle donne vengono negati «senso comune, autonomia e responsabilità», ha detto invitando tutti a decidere «solo sulla base dei fatti».Ora parola alla giuria.
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