Whirlpool, Di Maio incolpa Salvini ma la verità è un'altra

Ospite da Giletti, il grillino fa passare il messaggio che il colpevole del disastro del dossier Whirpool sia il leghista che ha fatto saltare il governo, ma la verità è un'altra

Whirlpool, Di Maio incolpa Salvini ma la verità è un'altra

Luigi Di Maio dovrebbe avere un briciolo di onestà intellettuale. Lui, leader politico di quel Movimento che ha fatto della trasparenza la principale bandiera, non dovrebbe mistificare la realtà. Ma la coerenza è virtù rara in politica. Ieri, ospite di Giletti, il pentastellato ha dichiarato: "Nel mese di agosto la Whirlpool di Napoli - lei si ricorda che stava chiudendo e noi eravamo riusciti a mettere in un decreto legge i soldi per mantenerla a Napoli - beh nel mese di agosto che non c'era un governo in questo paese perché era caduto la Whirpool ha acceleratro il porcesso di cessione dell'impianto e adesso ci sono centinaia di lavoratori che a causa dell'instabilità di governo rischiano di perdere il posto di lavoro e il ministro Patuanelli sta cercando di fare la corsa contro il tempo per trovare una soluzione, questo significa far cadere i governi che quando vedono che il governo non c'è sentono meno la pressione e prendono quelle decisioni".

In poche parole Di Maio con una capriola pilatesca scarica la responsabilità del dossier Whirlpool sul "traditore" Salvini e di conseguenza dice agli operai della sua regione: "Prendetevela con il leghista".

Ci sono però dei punti e delle autocritiche che il grillino non ha osato dire e fare. Provo a sintetizzarli così:

- I soldi di cui parla Di Maio altro non erano che una piccola toppa priva di un vero piano di rilancio dello stabilimento. Persino i sindacati lamentarono che la norma era scritta male e che non avrebbe risolto la situazione.

- La gestione del caso Whirlpool dal Di Maio ministro dello Sviluppo economico è stata a dir poco carente e assente.

- Il 25 ottobre 2018 Di Maio gongolava: "Ho appena firmato un accordo di cui sono davvero orgoglioso perché rappresenta un cambio di passo per l’Italia. Appena giunti al governo abbiamo iniziato una dura lotta contro le delocalizzazioni. Oggi sta succedendo qualcosa che va oltre: stiamo riportando lavoro in Italia. RILOCALIZZIAMO, che bella parola! Alla faccia di tutti quelli che dicono che il nostro Paese non è un bel posto per investire, che qui non si può fare business". Il 31 maggio 2019 l'azienda annunciava la chiusura. Dal 26 ottobre 2018 al 31 maggio 2019 cosa ha fatto il ministero del Lavoro sulla vicenda Whirlpool? Di Maio può giurare di aver monitorato costantemente le fasi di attuazione del piano industriale? Può assicurare di aver inviato gli ispettori per controllare la situazione? È possibile che sia scoppiato tutto come un fulmine a ciel sereno? Domande a cui Di Maio non ha mai risposto.

- A tutto ciò si aggiunge l'ombra della grande omissione realtiva al fatto che Di Maio fosse a conoscenza delle intenzioni della Whirlpool già ad aprile ma avrebbe preferito non dire nulla fino alle elezioni europee, naturalmente per motivi di perdita di consenso. Il sito di Politico ha sostenuto di avere visto dei documenti-prova. Anche Carlo Calenda, europarlamentare Pd e predecessore di Di Maio al Mise, ha mosso la stessa accusa: "Di Maio sapeva da aprile".

- Qualche giorno fa, il neo ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che è sempre grillino, ha detto che "la prima cosa che ho fatto è stata di occuparmi dei grandi tavoli di crisi, da Alitalia a Whirlpool, a Ilva" e che adesso "creiamo una struttura di dodici unità proprio per affrontare con delle risorse umane che non c'erano in modo più completo possibile le crisi aziendali". Se non è una critica del modo del passato di affrontare le crisi aziendali ci somiglia parecchio.

Ma in tutto

questo, Di Maio preferisce fare la figura dell'incolpevole e del casto responsabile, meglio dare la colpa a Salvini. Ma a volte fare autocritica ed essere trasparenti, farebbe più onore. Anche a costo di perdere consenso.

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