Zelensky-Lavrov, la guerra è all'Onu

Il leader ucraino: "Via il diritto di veto a Mosca". Il ministro russo: "Rischio di conflitto globale"

Zelensky-Lavrov, la guerra è all'Onu
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Volodymyr Zelensky affronta direttamente la Russia dalla sala del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite denunciando l'aggressione «criminale» del suo paese, e chiedendo che Mosca sia privata del potere di veto. Il leader di Kiev non ha pronunciato le accuse guardando negli occhi il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, arrivato nella sala solo poco prima di pronunciare il suo discorso, quando Zelensky se ne era già andato, ma ha lanciato una dura invettiva affermando che «è impossibile fermare la guerra perché tutte le azioni hanno il veto dell'aggressore». «La maggior parte del mondo riconosce la verità su questa guerra. Si tratta di un'aggressione criminale e immotivata da parte della Russia, volta a impadronirsi del territorio e delle risorse del nostro paese», ha proseguito, rilanciando la sua formula di pace in dieci punti per mettere fine al conflitto, ribadendo come condizioni indispensabile il ritiro della Russia e il ripristino dei confini prima dell'invasione della Crimea nel 2014. Per quanto riguarda il ruolo delle Nazioni Unite, invece, «si trovano in una situazione di stallo quando si tratta di risolvere i conflitti» a causa della struttura del Consiglio di Sicurezza: «Il potere di veto in mano all'aggressore è quello che ha spinto l'Onu in una situazione di stallo, l'Assemblea Generale dovrebbe avere il potere di superarlo». «Sfortunatamente, questo posto nel Consiglio di Sicurezza, che la Russia occupa illegalmente attraverso manipolazioni dietro le quinte dopo il crollo dell'Unione Sovietica, è stato occupato da bugiardi il cui compito è mascherare l'aggressione e il genocidio», ha tuonato ancora il presidente ucraino, che ha lasciato la sala poco dopo il suo discorso (assente pure durante l'intervento del segretario di stato Usa Antony Blinken).

Togliere il veto alla Russia sarebbe estremamente difficile, anche se esiste un precedente: l'Assemblea Generale dell'Onu nel 1971 privò Taiwan di tale potere che deteneva come rappresentante della Cina, consegnandolo invece al governo comunista del continente. Per Lavrov, il diritto di veto è uno «strumento legittimo» di Mosca, che peraltro «non rifiuta il negoziato. È il presidente ucraino ad aver firmato un decreto per vietare un dialogo con Putin». Quindi, ha accusato pure la Nato per essersi rifiutata di impegnarsi nel dialogo che avrebbe potuto prevenire le tensioni. Anche se il titolare della diplomazia di Mosca non era seduto al tavolo a ferro di cavallo durante il discorso di Zelensky, le tensioni sono scoppiate ancor prima che il leader di Kiev parlasse, con la parte russa che ha contestato (senza successo) la decisione dell'attuale presidente del Consiglio di Sicurezza, l'Albania, rappresentata dal primo ministro Edi Rama, di consentire all'ucraino di andare per primo (al summit hanno partecipato oltre sessanta paesi, tra cui l'Italia con il vice premier Antonio Tajani). Lavrov c'era tuttavia quando ha preso la parola, prima di lui, Blinken, il quale ha affermato che la Russia «commette crimini contro l'umanità ogni giorno in Ucraina» e ha elencato le norme violate da Mosca, a partire dall'aver «stracciato la Carta Onu». Il titolare di Foggy Bottom ha assicurato che è possibile ritenere la Russia responsabile della guerra e affrontare altre questioni, tra cui la crisi climatica: «Possiamo e dobbiamo fare entrambe le cose. Stiamo facendo entrambe le cose», ha detto.

Una durissima critica a Mosca è arrivata anche dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, il quale ha detto che l'invasione russa, oltre a violare la Carta Onu e il diritto internazionale, «sta aggravando tensioni e divisioni geopolitiche, minacciando la stabilità regionale, aumentando la minaccia nucleare e creando profonde spaccature nel nostro mondo sempre più multipolare».

Guterres ha infine ricordato il che «sono state documentate prove di diffuse e scioccanti violazioni dei diritti umani, per lo più da parte della Russia», e il trasferimento forzato in Russia o in aree sotto il suo controllo di civili ucraini, compresi i bambini.

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