Putin e Zelensky si ignorano nei rispettivi discorsi di fine anno. Ma se il presidente ucraino non perde occasione per indicare la Russia come «il male assoluto», lo zar di Mosca non parla mai dell'operazione speciale, omettendo di proposito la parola «Ucraina».
Putin recita un copione già ampiamente sperimentato: è distante e istituzionale, e si presenta come il sovrano-guerriero impegnato a proteggere il suo dominio. A Zelensky il piglio del duro funziona a intermittenza, la resilienza è da tempo agli sgoccioli. Ed è così che chiama a raccolta ancora una volta gli alleati nel tentativo di dare una spallata al nemico. Per il presidente ucraino «il 2025 sarà il nostro anno (aveva detto la stessa frase per il 2024, ndr). Sappiamo che la pace non ci verrà data come regalo. Ma faremo di tutto per fermare la Russia e porre fine alla guerra». Poi tesse le lodi della Madre Ucraina, costruita su «milioni di persone forti, libere, belle e indipendenti». Da notare che pochi minuti dopo aver pronunciato questa frase la Tass ha lanciato la notizia che le perdite delle Forze armate ucraine dal 24 febbraio 2022 «hanno superato la soglia del milione di soldati tra morti e feriti. Solo nel 2024 Kiev ha perso 595mila uomini». I numeri risentono della narrazione del Cremlino, ma Zelensky conosce bene la situazione di campo e nel suo discorso anela all'ingresso di Kiev nella Nato «per rafforzare l'alleanza e avere amici al nostro fianco». Del resto la Russia è diventata dopo oltre mille giorni di battaglie un nemico quasi impossibile da spazzare via, e Zelensky lo ricorda amaramente: «I suoi carri armati e i suoi missili hanno diffuso il male, un tormento che si diffonderà ulteriormente se l'Ucraina non resisterà. Se la Russia vi stringe la mano oggi, non significa che domani non inizierà a uccidervi con la stessa mano. Perché i russi hanno paura delle persone libere, e sono disposti a morire per le idee malate di un dittatore».
Il discorso di Putin, durato in tutto 3 minuti, cade in un momento storico particolare, il 25esimo anniversario dal passaggio di consegne con Boris Eltsin. Occasione per ricordare che il quarto di secolo sotto la sua influenza «ha spianato la strada a ulteriori sviluppi in tutti i settori». Ha quindi elogiato i soldati, come aveva già fatto nei discorsi di capodanno del 2023 e 2024: «I pensieri, le speranze di parenti e amici, di milioni di persone in tutta la Russia, sono insieme ai nostri combattenti e comandanti. Ora, sulla soglia di un nuovo anno, stiamo pensando al futuro. Siamo sicuri che andrà tutto bene e che andremo avanti».
Al netto dei due discorsi, sulle sorti del conflitto pesano le decisioni che Donald Trump prenderà dopo il 20 gennaio e i probabili incontri tra il delegato del tycoon, il generale in pensione Keith Kellogg, e i due leader. Zelensky tuttavia si aggrappa ancora alle promesse di Biden (è in consegna l'ultimo pacchetto di armi) e chiede al tempo stesso all'Europa di essere unita dopo le estemporanee visite al Cremlino di Orban e Fico: «La coesione va rispettata da tutti, anche da Budapest e da Bratislava.
So che i popoli di Ungheria e Slovacchia sono con Kiev, ovvero dalla parte della verità. Non c'è bisogno di aver paura che l'Ucraina sia in Europa, ma dobbiamo fare di tutto per impedire alla Russia di metterci sopra le mani».
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