Eccoli Nardella, Sala, Zingaretti e l'ordine non è d'importanza, a dispensare critiche e accuse alla gestione sanitaria della pandemia da Covid-19 delle Regioni del Nord. Tutti in fila a puntare l'indice contro il nuovo ospedale realizzato in 17 giorni a Milano Portello Fiera, contro le chiusure che avrebbe voluto frettolosamente attuare il presidente della Lombardia Fontana, stizziti ancora dalle lamentazioni delle aziende che fanno da traino all'intera economia nazionale. Eppure anche per loro è scattata l'ora dello scivolone gestionale. Dario Nardella non sarà pronto entro una settimana a garantire che i propri cittadini a Firenze non escano di casa protetti da mascherine a norma di legge. «Nella nostra città è una misura molto impegnativa. La consegna sta a 250 al giorno ha detto quasi a scusarsi -. E se alcune sono state consegnate sfuse si tratta dello sbaglio di alcuni volontari». Altrettanto il primo cittadino di Milano, Beppe Sala, che non riesce a far sì che il link per richiedere il buono spesa sul portale del comune funzioni. Neppure a scartamento ridotto: sono oltre 2 giorni che l'accesso al modulo per richiedere l'aiuto economico è bloccato.
Quanto poi al segretario del Partito democratico e primo azionista della maggioranza giallorossa al governo del Paese, in qualità di governatore del Lazio anche lui è rimasto vittima della macchina amministrativa incartandosi proprio nella modalità di acquisto di 8 milioni e mezzo di mascherine (tra FFP2, FFP3 e a tre strati). Nicola Zingaretti che troppo spesso spacconeggia, quasi fosse il primo della classe, consigli e insegnamenti è stato raggirato da una piccola Srl alla quale aveva ingenuamente richiesto tre carichi differenti di dispositivi di protezione. Le mascherine non sono arrivate alle scadenze prefissate e la Regione Lazio ha deciso di revocare l'affidamento malgrado abbia già anticipato all'azienda Eco.Tech il 50% dell'intera commessa che ammonta complessivamente a 36 milioni (35.819.200 euro precisamente). Riassunta così la vicenda potrebbe anche apparire di lineare comprensione eppure ci sono diversi nodi da sciogliere. Il primo riguarda senz'altro il criterio di scelta di una piccola società la cui peculiare caratteristica è quella di commercializzare lampadine a led. I soci che la costituiscono sono: al 51% la Propter Hominen Srl e al 49% Pan Hongyi, cittadino cinese domiciliato a Ningbo in Cina, mentre l'amministratore unico è Anna Perna. Il secondo nodo sta nel fatto che gli affidi si sono susseguiti a distanza di giorni l'uno dall'altro con tanto di anticipi già erogati (dall'1, al 16, fino al 20 marzo) con rispettivi 5,6 milioni anticipati, altri 5,3 e infine ulteriori 5,7. In pratica l'erario regionale del Lazio ha già pagato la metà dell'intero impegno di spesa a qualcuno che a oggi non avrebbe ottemperato ad alcun impegno.
«Ha ragione il nostro consigliere regionale Chiara Colosimo nel denunciare gli approvvigionamenti-fantasma della Regione Lazio dovuti a incauti affidamenti. La precisazione dell'istituzione guidata da Zingaretti, tanto per spiegarne la serietà, parla di rapporti che l'azienda menzionata avrebbe ancora con la Protezione Civile e sui quali chiediamo immediati chiarimenti» è la chiosa del capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.
Al quale fa eco Giorgia Meloni che assicura di portare il caso in Parlamento.Tirando le somme in definitiva il Lazio è e rimane senza mascherine in quanto l'esecutivo ha revocato il mandato d'acquisto. Rimane solo di rientrare dei soldi.
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