«Il Polo sull’Afghanistan può far traballare Prodi»

Il senatore di Fi: «Il centrodestra non deve sostenere in alcun modo l’Unione ma presentare una propria mozione che chieda di rafforzare il nostro contingente»

Marcello Chirico

da Milano

Le dimissioni le ha già presentate, ma fino al giorno in cui non verranno formalizzate - e al suo posto subentrerà Antonio Del Pennino - Roberto Formigoni continuerà a fare ancora il senatore. Nella maniera che gli è propria: giocando d’attacco. Strategia che il governatore-senatore ad interim propone ora alla Cdl sulla questione del rifinanziamento della missione in Afghanistan, la cui votazione è inserita nell’agenda parlamentare della prossima settimana. Il motivo è presto detto: entro il 30 giugno bisognerà decidere il da farsi. E quindi, se continuare a mantenere il medesimo contingente militare oppure ridurlo, se non addirittura ritirarlo del tutto, come vorrebbe l’ala pacifista del governo Prodi. «Sarà l’occasione per scoprire, in maniera chiara e definitiva, le divisioni all’interno del centrosinistra in materia di politica estera e, nello specifico, su come questo governo intenda partecipare alle collaborazioni internazionali». Per «smascherarlo» Formigoni ha un’idea: «Bisogna evitare - dice - di dargli ancora una volta il nostro appoggio, come facemmo qualche anno fa sul Kosovo».
Ma se in quella occasione il centrodestra incassò l’apprezzamento della stessa sinistra per il senso di responsabilità manifestato... ?
«Certo, ci dissero grazie, ci fecero qualche sorrisino e poi continuarono a fare la politica che ritennero più opportuna».
Stavolta, invece, lei cosa farebbe?
«Propongo di astenerci dall’appoggiare la loro proposta, votando invece la nostra».
Differenze?
«Il governo proporrà di ridurre la nostra presenza sul campo, noi invece dovremmo chiedere l’esatto contrario».
È sicuro che le intenzioni governative, e dell’Unione, siano quelle che dice lei? Cioè di un progressivo, se non addirittura totale disimpegno del nostro Paese pure dall’Afghanistan? Per ora il ritiro sembra certo solo per l’Irak...
«Per l’Irak è stato ormai deciso, sull’Afghanistan le divisioni sono evidenti, anche se al momento vengono tenute nascoste per evitare che deflagrino, ma esistono. Sono alla disperata ricerca di un compromesso in grado di salvargli almeno la faccia, anche se l’ala più radicale dell’esecutivo spinge per il ritiro pure da lì. La Cdl deve evitare almeno quest’altra figura ignominiosa al nostro Paese».
Come?
«Presentando e votando compatto una propria mozione unitaria, con la quale si chieda il rafforzamento dell’attuale contingente su quel territorio. Così come ci chiedono gli Alleati e come richiede l’attuale situazione afghana, visto che i talebani hanno riconquistato ultimamente delle posizioni nel Paese».
È sicuro che tutta la Cdl voterebbe compatta una mozione di questo tipo? Nei giorni scorsi l’Udc, con Rocco Buttiglione, ha affermato che sull’Afghanistan il centrodestra dovrà appoggiare il governo, per il bene del Paese.
«Non ho nessuna intenzione di polemizzare con l’Udc, semmai invito pure quel partito a riflettere sull’utilità di una nostra mozione che salvi l’Italia da figuracce e rafforzi invece il ruolo dell’opposizione, evidenziando una volta di più come al centrosinistra manchino i voti per far passare le proprie posizioni».


Vede già un governo Prodi alle corde?
«Noto che, sulle questioni di politica estera, stanno cercando un faticoso compromesso, ma temo che proprio sullo scoglio afghano si spaccheranno. Proprio per questo la mia proposta è quella di non offrire, come sul Kosovo, ciambelle di salvataggio alla maggioranza. I voti se li cerchino al proprio interno, non li chiedano a noi».

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