Il Polo: tintinnio di manette E Mastella chiede tempi rapidi

da Milano

Indignazione nel centrodestra, prudenza nell’Unione. In mezzo il governo, che con il ministro Mastella si è impegnato a rispondere «presto» e «nelle sedi competenti» per chiarire tutti gli aspetti ancora poco chiari dell’inchiesta che ha portato in carcere Vittorio Emanuele di Savoia. «Mi auguro che l’inchiesta si chiuda rapidamente - ha detto il Guardasigilli -, seguirò doverosamente il corso delle indagini nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura, anche a tutela delle garanzie dei cittadini e dell’osservanza del principio di presunzione di non colpevolezza».
L’auspicio di Mastella è condiviso anche dal centrodestra, che ieri ha evocato il ritorno del «tintinnio delle manette». Nel mirino della Casa delle libertà, che con l’azzurra Maria Burani Procaccini (Fi) ha già presentato la prima interrogazione parlamentare sulla vicenda, l’eccesso di misure restrittive nei confronti degli inquisiti. Secondo Biondi, presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia, è tornata «la faccia feroce della presunzione di colpevolezza in luogo della presunzione di innocenza, affermata nella Costituzione, e le manette come strumento di acquisizione della prova». Il vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, punta invece sul capitolo intercettazioni, augurandosi che «nel ventilatore non vengano messe pagine e pagine di conversazioni».
Sotto accusa il comportamento del pm Henry John Woodcock: per l’ex sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli, le accuse verso Vittorio Emanuele sono «esilaranti». Durissimo anche il senatore a vita Francesco Cossiga, che ha definito l’arresto di Vittorio Emanuele «un duro colpo alle posizioni assunte dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, un gesto che copre di ridicolo tutta la magistratura italiana». Il presidente emerito della Repubblica denuncia «le difficoltà di trovare un accordo consensuale su un nuovo ordinamento giudiziario» quando il ministro della Giustizia si troverà a discutere con personaggi come il pubblico ministero della procura di Potenza Woodcock». Contro il quale Erminia Mazzoni, responsabile Giustizia dell’Udc, ha chiesto l’apertura di un’azione disciplinare al Consiglio superiore. Il Pm titolare dell’inchiesta di Potenza venne già sottoposto due anni fa a un procedimento disciplinare per aver richiesto e disposto nel 2002 l’arresto ai domiciliari del generale dei carabinieri Stefano Orlando, ma venne assolto sia dalla sezione disciplinare del Csm sia dalle Sezioni unite della Cassazione, a cui aveva fatto ricorso l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, contestando la decisione del Csm.
Lo stato maggiore di An si schiera anche con il portavoce dell’ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini, Salvatore Sottile. Per Gianni Alemanno «le accuse rivolte a Sottile sono inconsistenti». Numerose attestazioni di solidarietà sono arrivate da parte di Landolfi, Matteoli e Nania e anche da parte del portavoce di Pier Ferdinando Casini, Roberto Rao e di Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi.
Nel centrosinistra si registrano le perplessità del capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera, Roberto Villetti, secondo il quale «l’Italia è il Paese delle manette facili», a fronte invece di processi lenti. Villetti giudica «discutibile» la custodia cautelare in carcere per Vittorio Emanuele, vista anche la sua età. Nella maggioranza comunque prevale la cautela e il no comment.

«Quando c’è un’azione della magistratura - ha detto il segretario Ds, Piero Fassino - si rispetta l’azione dei magistrati, non credo ci sia niente di più da dire». Il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, punta invece il dito contro le licenze rilasciate dai Monopoli di Stato ai videogiochi: «Vigileremo a breve che non ci siano irregolarità».

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