Porta Romana tra attori e gente di quartiere

Mauro Cerana deve avere una bella fibra, e una gran pazienza, se dopo ventun anni di professione, sempre nella stessa libreria, riesce a rimanere sempre così vigile e impeccabile e cortese con tutti. È più di metà della vita di questo negozio che compie quasi quarant'anni e si trova a due passi dal teatro Carcano. Prima tre vetrine, poi cinque, su un tratto di marciapiede ampio. Duecento metri quadrati di superficie al pubblico. «Sembrano sempre pochi», commenta Cerana, che evidentemente non è della scuola del celebre libraio bolognese Romano Montroni, il quale sostiene che una libreria si possa fare anche in 30 metri quadrati. «La produzione editoriale è estrema», continua Cerana. «E noi ci sentiamo spesso un po' in affanno. Il “prodotto” libro non è tutelato e ormai si trova dappertutto: al supermercato, in edicola, perfino negli uffici postali. Ma ogni libreria riflette la zona in cui si trova. E noi siamo privilegiati, perché riceviamo stimoli dal pubblico. Rimaniamo una libreria di quartiere dove la gente si sente a proprio agio. Per animarla cerchiamo di offrire servizi, come gli incontri con l'autore. Di recente c'è stata Paola Capriolo, e Cristiano Cavina; ci piace puntare su autori italiani giovani. O su giovani critici, come Gian Paolo Serino, che ha organizzato una serata di vivace discussione sulla figura di Oriana Fallaci. Poco tempo l'attrice Anna Maria Guarneri ha letto brani di Emily Dickinson per presentare un'edizione italiana curata da Marisa Bulgheroni. Gli autori stranieri li accogliamo con l'appoggio delle case editrici. Per esempio Carey Edward, autore di Observatory Mansions, o Michael Smith o, di recente, Alicia Erian, il cui romanzo Beduina ha incontrato il gusto di molti lettori».
Che cosa la diverte di più del suo lavoro?
«Le richieste strane, soprattutto quelle degli studenti che mettono piede in libreria su mandato degli insegnanti. E magari chiedono una copia di “Sequestro un uomo” di Primo Levi. E mi piace quando vengono gli attori. Con il teatro vicino, capita spesso. Mario Scaccia, Giancarlo Sbragia, ne sono passati tanti... Vittorio Gassman. E Valeria Moriconi, una lettrice formidabile».
L'aspetto più negativo?
«Non è un mestiere remunerativo. La presenza dei libri in edicola ha ridotto le visite anche dei clienti abituali. Io e i miei soci, Aldo Palazzi e Stefano Romano, abbiamo provato a rimediare in vari modi. Per esempio tenendo una sezione di video, ma poi abbiamo smesso, è proprio un altro mestiere. Una volta all'anno ospitiamo una mostra di quadri. L'ultima dedicata a Gianni Maiotti, detto “l'Edward Hopper della Bovisa” per i suoi scorci lividi di solitudine urbana milanese. Poi nel 2000 abbiamo inaugurato un'agenzia letteraria e due anni dopo una vera e propria casa editrice, Carte Scoperte».


Quindici libri all'anno, divisi in due filoni: uno di narrativa, che tende a recuperare testi dimenticati e introvabili, ma apprezzati dal pubblico, per esempio Sanditon di Jane Austen, e in più rivolge un occhio di riguardo a qualche esordiente; e uno di eleganti, ma non costosi, volumi illustrati dedicati alla storia sociale di Milano, come Milano volta pagina - anni Cinquanta e Sessanta, oppure Milano-C'era una volta il Naviglio. Opera meritoria, questa, di difesa della tradizione. Un modo di fare e divulgare la cultura che segna un punto a favore degli ottimisti.

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