Portano in aula l'imputato sbagliato, processo fermo per un'ora e mezza

Meno male che il carcere di San Vittore non è ancora stato smantellato. Perché talvolta capita di portare in tribunale l'imputato sbagliato come è successo oggi. E se il detenuto si fosse trovato nella futura cittadella giudiziaria a Porto di Mare, il processo a carico di 17 cinesi (accusati di associazione per delinquere, di tre tentati omicidi, lesioni, percosse, svariate estorsioni ed esercizio di gioco d'azzardo) forse sarebbe dovuto essere rinviato. Invece il dibattimento si è bloccato per un'ora e mezza, dalle 14.30 alle 16 (ogni imputato ha il diritto di assistervi) in modo da consentire agli agenti di polizia penitenziaria di riportare in carcere il cinese, Xiao Ming Chen, e prendere l'imputato, Quan Cheng. Un lasso di tempo tutto sommato accettabile, ma comunque causa di disturbo per difensori, traduttori e magistrati che hanno comunque dovuto rinviare impegni successivi. Sarà che il personale di polizia penitenziaria è sotto organico, il carico di lavoro ingente, ma se errare è umano, qui il paradosso è che i due imputati «scambiati» non si assomigliano nemmeno. Uno è robusto, basso e con gli occhiali, l'altro alto e snello. Di più, l'ordine di traduzione non riportava solo il nome degli imputati chiamati in causa, ma persino le foto.

Dopo la sospensione, il processo alla cosiddetta «banda bresciana» accusata di associazione per delinquere, tentati omicidi, estorsioni, lesioni e gioco d'azzardo, è ripreso regolarmente. Questa volta, con l'imputato giusto.