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Positivi al doping 15 cavalli c’è anche il «re dei saltatori»

Fra gli incriminati il campione dell’ostacolismo Halling Joy, trionfatore dell’ultimo Merano, che aveva in corpo un broncodilatatore

da Milano

Cade un’altra, l’ennesima ipocrisia del mondo dello sport di casa nostra. Dopo il ciclismo, il calcio, l’atletica, il pugilato, il rugby e quant’altro è la volta dell’ippica ad incappare nelle maglie del doping. Per carità, è dai tempi dell’antica Roma che si hanno notizie di cavalli costretti ad ingurgitare le sostanze eccitanti più incredibili per correre più forte. Ma nell’Italia della seconda Repubblica, nonostante i sospetti e le solite voci, erano molti anni che dall’Unire - l’ente pubblico che governa l’ippica - non trapelava ufficialmente la ben che minima notizia sui cavalli beccati positivi. Questione di privacy, si affannavano a spiegare con una grossa dose di ipocrisia le alte sfere dell’Unire. Peccato si sia trattato dell’unico caso di «omertà» nell’intero panorama dello sport italiano. Un chiaro segnale di scarsa trasparenza che non ha fatto altro che togliere ulteriore credibilità al tribolatissimo settore dell’ippica che sta vivendo una delle più gravi crisi della sua storia.
Ma adesso, finalmente, qualcosa si muove: funzionari integerrimi e coraggiosi vogliono dare una forte scrollata alla pianta per dar vita ad un nuovo corso all’insegna della trasparenza. Siamo venuti in possesso in esclusiva di un elenco di 15 cavalli, di trotto e di galoppo, trovati alle seconde analisi positivi per lo più a lidocaina, testosterone e broncodilatatori. L’elenco che pubblichiamo a fianco è composto da onesti routinier delle piste, fatta eccezione per una stella di prima grandezza dell’ostacolismo: Halling Joy, trionfatore il 30 settembre scorso, davanti a diecimila spettatori entusiasti, del Gran premio di Merano, la corsa ad ostacoli più ricca d’Europa, disputata sulla massacrante distanza dei cinque chilometri. Siamo anche in grado di specificare la sostanza trovata in corpo ad Halling Joy dopo il Gp sia nelle prime sia nelle seconde analisi: la dicillina, un broncodilatatore in grado di aumentare le capacità respiratorie del cavallo sotto sforzo. Quando ancora si trattava di voci non ufficiali l’allenatore di Halling Joy, Paolo Favero, aveva commentato così l’insistente indiscrezione sulle colonne del quotidiano ippico Lo Sportsman: «Sono assolutamente tranquillo su tutta la vicenda: niente di illegale e nessuna sostanza che potesse migliorare le prestazioni del cavallo è stata somministrata ad Halling Joy. Le cose si discuteranno nelle sedi opportune e, ovviamente, mi rimetterò ad ogni eventuale giudizio dell’Unire».
Sino a che la giustizia sportiva non avrà fatto per intero il suo corso ci guardiamo bene dallo sbattere il «mostro» in prima pagina, anche se allo stato delle cose la possibilità che Favero riesca a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati appare appesa ad un filo. Personalmente ci spiace soprattutto per due grandi signore dell’ippica italiana coinvolte, senza avere la ben che minima colpa, nella brutta vicenda: donna Ludovica Papi Albertoni, eccellente amazzone degli anni Sessanta ed ora appassionatissima proprietaria di Halling Joy, e Isabella Bezzera, presidentessa degli allevatori del galoppo e «creatrice» di tanti campioni fra cui lo stesso Halling Joy.


Ma, sia detto per inciso, se la «scrollata alla pianta» sortirà l’effetto di veder drasticamente diminuire i casi di doping nel mondo dell’ippica, allora diciamo grazie a chi ci ha fatto filtrare l’elenco proibito. Anche e soprattutto a nome dei poveri cavalli da corsa: ah, se potessero parlare!

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