Poznan - È tutto molto semplice. Stasera, all'ora di cena, l'Italia di Prandelli si ritrova dinanzi allo snodo decisivo: vincere la prima sfida dell'europeo, infliggendo al vecchio maestro Trap un altro schiaffo sul viso, e, col contributo della Spagna, tornare a Cracovia con la qualificazione in tasca, oppure richiudere le valigie e fare ritorno a casa. Mestamente. Con un fallimento sulla schiena e critiche e polemiche da aggiungere agli acidi del calcio-scommesse. Non è certo un'impresa titanica pur se i precedenti recenti sono tutti dalla parte degli irlandesi: due pareggi e un successo rotondo, rimediato giusto un anno fa a Liegi, 2 a 0 secco.
L'Irlanda del Trap è fino ad ora considerata la cenerentola dell'europeo: sette gol subiti nelle due precedenti occasioni, cedimento immediato, vicinissimo al fischio iniziale, e poi una rincorsa tradita da tanti, troppi buchi difensivi, denunciati senza pietà dalle dimensioni delle sconfitte, 3 a 1 la prima, 4 a 0 la seconda. «Ricordatevi che fino al sessantesimo, la Spagna vinceva solo 1 a 0», il dettaglio fornito da Prandelli per accreditare l'ipotesi di un rivale non così tenero come un grissino, ma capace di resistere persino agli artigli dei campioni del mondo. Il cedimento, uno schianto addirittura, nell'ultima mezz'ora.
È tutto molto semplice e anche deciso. Per l'appuntamento che «rappresenta la partita più importante della mia carriera», parole del Ct, la Nazionale riveduta e corretta con Spagna e Croazia va incontro a una sorta di restaurazione. Per spiegarsi: si torna all'antico, allo schieramento utilizzato nei due anni di qualificazione, con la difesa a 4, centrocampo di lotta e di governo con De Rossi, Marchisio e Pirlo, più Thiago trequartista dietro la coppia Cassano-Di Natale. «Non mi sono svegliato una mattina e ho deciso in un certo modo, non si ritroveranno a giocare insieme per caso»: per la prima volta Cesare Prandelli tira fuori gli artigli e cambia registro. Invece di apparire ecumenico, di distribuire spiegazioni a gogo dalla cattedra di Cracovia o di Coverciano, impugna il microfono e rifila anche qualche stoccata alla platea dei cronisti. Specie quando gli chiedono di anticipare un giudizio in caso di eliminazione, come dire ricordati che devi morire. «Calma, a volte per anticipare troppo si scivola, lo dico spesso anche ai miei calciatori», figurarsi a coloro che lo vedono già sulla scaletta dell'aereo in partenza per Malpensa martedì pomeriggio. Un pizzico di sano ottimismo via, insufficiente certo perché vincere contro il Trap non basta.
A proposito del Trap. È l'unico momento in cui Prandelli un po' si scioglie, riconoscendogli il titolo di "mister" e riferendo il siparietto andato in onda qualche minuto prima. «Io che ho i miei problemi devo perdere tempo a difendere il tuo lavoro» la battuta del maestro alla presenza di Tardelli. Che è poi una fotografia perfetta della realtà. Perché dopo due anni vissuti in un clima da viaggio di nozze, con il pubblico e la critica, Prandelli si ritrova improvvisamente in rotta con mezzo mondo. Anche per la rivoluzione nello schieramento che trova una discutibile spiegazione solo in un passaggio: perché in attacco non c'è più Balotelli ma spunta il gettonato Di Natale, bisognoso di un sostegno speciale al fin di mettere a frutto le sue migliori qualità.
Già perché sul ginocchio destro di Mario spunta il solito cerottone esibito da qualche giorno e il suo riscaldamento nello stadio di Poznan alle 8 di sera è uno spot perfetto alla sua esclusione: niente esercizi, solo corsette dritto per dritto, e nel calcio-tennis scarsa partecipazione, a dimostrazione che la possibile esclusione prima ancora di arrivare sui giornali è stata intuita dall'interessato. Tocca a Di Natale, allora, con Balotelli in panchina. E qui la scelta è da condividere e non solo per la salute precaria di Mario ma anche perché in uno snodo così delicato meglio affidarsi a una vecchia volpe dell'area di rigore.
È tutto molto semplice. Bisogna spezzare le reni all'Irlanda, che tra l'altro schiera gli stessi protagonisti del disastro, e per farlo bisogna risolvere velocemente il problema del gol. «Basta avere una migliore percentuale nelle conclusioni» è la convinzione di Prandelli. Deve svegliarsi anche Cassano, De Rossi può mollare gli ormeggi finalmente mentre le energie di Abate e Balzaretti, sui due binari laterali, possono contribuire a rendere meno precario il destino degli attaccanti.
È tutto molto semplice, anche se colpevolmente crudele: o si passa e si punta su Kiev, oppure meglio prepararsi a un processo in piazza. Col Ct sul banco degli imputati e le sue famose tre g (gioventù, gioco e genio) finite nel cestino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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