da Roma
Non sarà andato a Cannes, però con Tutta la vita davanti Paolo Virzì si sta prendendo una gran bella rivincita. Coprodotto da Medusa, ha incassato quasi 4 milioni di euro in sala, riportando il tema dei precari al centro del dibattito politico-culturale, e intanto fa incetta di premi. Qualche giorno fa il Nastro d'argento alla miglior regia, adesso quattro Ciak d'oro, consegnati ieri sera nel corso di un'informale cerimonia, con musica e buon cibo, nella sede romana della Mondadori. E dunque: miglior film e migliore regia, migliore attrice non protagonista (Sabrina Ferilli), migliore scenografia (Davide Bassan). Il verdetto, che intreccia il voto di circa tremila lettori e il parere di un centinaio di critici, conferma la qualità di un film che non sarebbe dispiaciuto a Dino Risi: per come rinnova la commedia italiana attingendo a nuovi linguaggi, con sguardo a tratti feroce e tuttavia custodendo una certa pietas nei confronti di ogni personaggio, anche il peggiore.
Ma forse, fatti i complimenti a Virzì, la vera novità di questi Ciak 2008 va cercata alla voce «migliore attore protagonista». Nell'anno della storica disfida tra il Toni Servillo di La ragazza del lago e il Nanni Moretti di Caos calmo, si impone, a sorpresa, Valerio Mastandrea, il tenero, saggio e sfaccettato chitarrista rock di Non pensarci di Gianni Zanasi. Sorpresa per modo di dire: perché il 36enne romano è un interprete capace di arpeggiare su più registri, il noir grottesco con Notturno bus, la vicenda a sfondo storico con N (Io e Napoleone), la commedia sociale con Tutta la vita davanti. Presto lo vedremo in una chiave molto drammatica nel nuovo film di Ferzan Ozpetek, Un giorno perfetto, in predicato per Venezia.
Ragiona Piera Detassis, direttore di Ciak: «Mi ha fatto felice questo bel successo di Valerio. Penso sia un attore forte, capace di scelte originali. Vedo qualcosa di anarchico in lui, non ha lobby di appartenenza, è bravo sempre: al cinema, quando legge con piglio dialettale le recinzioni di Johnny Palomba dalla Dandini, quando fa la sit-com in pillole. Insomma, uno svincolato da...». Detassis insiste anche su un altro aspetto di questi Ciak d'oro: «Abbiamo 12 esordienti su 22 premi. Vorrà pur dire qualcosa, no? Forse c'è davvero una nuova onda». Quanto alla fisionomia del premio, rispetto ai David di Donatello e ai Nastri d'argento: «Quelli sono più istituzionali, anche un po' paludati. Noi siamo un giornale, riflettiamo il gusto del pubblico. Anzi vorrei che i Ciak fossero ancora più spiritosi e scanzonati, una cosa alla maniera degli Mtv Awards. Sto già pensando a nuove categorie».
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