La struttura previdenziale “va costruita con equilibrio: il sistema migliore possibile ma uguale per tutti”. Queste le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di “inizio anno”. Per conoscere quali saranno gli sviluppi futuri bisogna attendere ma quel che è certo, vista anche l’ultima legge di bilancio, il metodo contributivo sarà protagonista per quanto riguarda i pensionamenti anticipati. Ecco perché si potrebbe andare verso il sistema che tiene in considerazione l'ammontare dei contributi effettivamente versati.
Il sistema contributivo
I modelli pensionistici si dividono in in retributivo e contributivo, nel primo caso l’assegno previdenziale è commisurato alle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività. Questo sistema nel corso degli anni ha subito una vera e propria crisi con la necessità da parte dei governi di rivisitare il modello in questione. Inoltre la sostenibilità finanziaria del sistema dipende prevalentemente dall'equilibrio tra lavoratori attivi e pensionati. La Legge 8 agosto 1995 n.335 ovvero la "riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare" introduce il sistema di calcolo contributivo, con la totale applicazione nei confronti di tutti gli assicurati a decorrere dal 1° gennaio 1996. Il sistema contributivo rappresenta una forma più equa di determinazione della prestazione pensionistica poiché quanto versato viene correlato direttamente a quanto il soggetto percepirà. Questo perché i contributi accantonati vengono convertiti in rendita tramite i coefficienti di trasformazione.
I pensionamenti anticipati
Il sistema contributivo potrebbe quindi diventare obbligatorio per tutti i pensionamenti anticipati. Inoltre la riforma si rivolgerà anche ai lavoratori interamente contributivi, ovvero coloro che sono in attività dal 1° gennaio 1996. Nel progetto previdenziale è previsto un piano specifico anche per i giovani, infatti l’esecutivo cercherà di incentivare alla previdenza integrativa specialmente gli under 35 con particolari agevolazioni fiscali. Bisogna inoltre capire cosa succederà nel 2025. Se non sarà possibile adottare Quota 41 con la forma contributiva, opzione tanto voluta dai leghisti, l’esecutivo avrà due opzioni: confermare per un anno le attuali condizioni di Quota 103 oppure passare a Quota 104, la quale era stata ipotizzata nelle prime bozze della Manovra.
La situazione previdenziale italiana
La spesa per le pensioni sarà importante nel 2024, infatti peserà per il 17% sul Pil. Lo afferma la Ragioneria generale dello Stato all’interno dell’ultimo dossier sulla previdenza.
Inoltre ammontano a 310,7 miliardi di euro le uscite che l’Istituto dovrà sostenere con una crescita del 5,19% rispetto al 2023. Questa prospettiva ha sicuramente incentivato l’esecutivo, specialmente la Premier, nel sottolineare la necessità di un equilibrio.
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