Premio di produttività, ecco perché fa crescere la pensione

Il bonus viene considerato come un onere deducibile per il lavoratore nel caso in cui optasse, in accordo con il datore di lavoro, di utilizzarlo per saldare il riscatto dei buchi contributivi

Premio di produttività, ecco perché fa crescere la pensione
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Il premio di produttività destinato alla pensione prevede uno sconto fiscale anticipato. Il bonus viene considerato come un onere deducibile per il dipendente nel caso in cui optasse, in accordo con il datore di lavoro, di utilizzarlo per saldare il riscatto dei buchi contributivi. L’Agenzia delle Entrate tramite la circolare n. 5 del 7 marzo 2024 ha chiarito alcune specifiche sulla questione. Ecco tutto ciò che c’è da sapere in merito alla misura.

La pace contributiva

All’interno della Manovra 2024 è stato inserito nel biennio 2024/2025, la pace contributiva. Si tratta di misure in materia di riscatto dei periodi non coperti da retribuzione (articolo 1, commi da 126 a 130, Bilancio 2024). Questa misura consente di riscattare i buchi contributivi. Infatti i lavoratori iscritti all’Inps che non hanno anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 (in sede di regime contributivo) possono chiedere il riscatto per un massimo di cinque anni dei periodi che non sono coperti da contributi e collocati dal 1996 al 2023. Il quinquennio può essere anche non continuativo e la misura è pagabile anche in 120 rate mensili, ovvero 10 anni.

Il settore privato

Nel settore privato, il datore di lavoro può coprire il riscatto utilizzando i premi di produzione, scaricando poi l'importo dalle entrate aziendali o del lavoro autonomo. Il Fisco specifica che in questo contesto, il datore di lavoro sconta l'importo del riscatto dal proprio reddito d'impresa o lavoro autonomo. Inoltre, quando calcola il reddito del dipendente, tiene conto dei contributi versati per conto del lavoratore, anticipando eventuali agevolazioni fiscali richiedibili nella dichiarazione dei redditi.

Gli altri chiarimenti

In merito agli altri chiarimenti nella circolare le Entrate ci sono novità anche per riguarda i fringe benefit. Il Fisco ha specificato che possono questi possono essere usati per le spese d’affitto o per gli interessi del mutuo prima casa. L’abitazione può appartenere anche al coniuge oppure ai figli e il datore di lavoro dovrà ottenere i giustificativi di spesa e una certificazione in cui viene affermato che le spese non saranno oggetto di altra richiesta di rimborso. Inoltre la Manovra 2024 ha aumentato i massimali per l'esenzione fiscale e contributiva dei fringe benefit.

Ora, i limiti sono di mille euro per i lavoratori senza figli a carico e di 2mila euro per quelli con figli a carico, superando il precedente limite di 258,23 euro. In caso di superamento, l'intero beneficio è soggetto a tassazione e contribuzione, non solo l'eccedenza.

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