Aiutato dal generale Ferragosto a uscire dalle prime pagine dei giornali, il sostituto procuratore Enrico Zucca è riapparso qualche giorno fa nelle pagine interne per via di due lettere anonime dinsulti e minacce inviategli da cittadini che lo considerano evidentemente responsabile del caso Delfino: il trentenne che ha assassinato a coltellate a Sanremo lex fidanzata dopo averla ripetutamente minacciata, ma soprattutto dopo essere stato inutilmente indicato allo stesso Zucca, nei rapporti di polizia, come lautore del delitto di unaltra ex fidanzata, avvenuto lanno scorso a Genova.
La nuova notizia non sta tanto nelle due lettere anonime, precedute peraltro dagli striscioni di protesta in occasione dei funerali della ragazza di Sanremo, ma nelluso che ha ritenuto di poterne e doverne fare una sindacalista delle toghe. Che se lè presa con il capo della squadra mobile di Genova per avere rivelato, diciamo pure denunciato, la sottovalutazione degli elementi forniti dai suoi uffici al magistrato sulla pericolosità dellassassino, ben prima del delitto che gli è costato larresto in flagranza. «Dalle dichiarazioni di un poliziotto è scaturito un attacco mediatico nei confronti del pubblico ministero» ha detto lesponente dellassociazione nazionale dei magistrati Anna Canepa. Secondo la quale - sembra di capire - meriterebbero di finire sotto processo più ancora del suo collega ligure, o degli autori delle due lettere anomine, se qualcuno riuscisse naturalmente a identificarli, i giornali che hanno dato spazio alle rivelazioni di quel «poliziotto». Il quale comunque, nel caso non improbabile di un procedimento giudiziario, rischierebbe ben più del sostituto procuratore, non il privilegio, riconosciuto invece ai magistrati, di essere processato e giudicato solo dai suoi colleghi.
Ogni tentativo di eliminare o quanto meno attenuare questo odioso privilegio è fallito, anche quando a compierlo è stato, con pubbliche dichiarazioni e iniziative, chi certamente non è sospettabile di animosità verso le toghe come Luciano Violante.
Tocca peraltro ai magistrati anche decidere la liquidazione dei danni procurati dai loro colleghi ai cittadini assolti dopo essere stati ingiustamente processati, spesso anche arrestati. Qualche giorno fa il nostro Fabrizio de Feo, in un articolo sugli «orfani della balena bianca», ha riferito sullepilogo grottesco della lunga vicenda giudiziaria dellex ministro democristiano Gianni Prandini, assolto con formula piena dalle accuse prima di concussione e poi di corruzione che ne avevano rovinosamente interrotto nel 1992 la carriera politica.
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