«Il problema non è Previti Qualcuno vuol salvare anche i furbetti delle coop»

Anna Maria Greco

da Roma

«È la politica dell’inciucio: gli amici ce l’hanno nel centrodestra e nel centrosinistra. E per aiutarli si mettono d’accordo su un’indulto come questo. È un atto scorretto». Antonio Di Pietro ha sospeso tutte le attività di ministro per le Infrastrutture e passa la giornata alla Camera per seguire il dibattito sulla proposta di legge contro la quale minaccia le dimissioni. Affondato nel divano del Transatlantico di Montecitorio spiega, pacato ma inflessibile, perché non vuole accettare il provvedimento di clemenza che farà uscire di carcere corrotti e corruttori, responsabili di reati contro la pubblica amministrazione e falsificatori di bilanci. «Il problema - dice - non è Previti, ma tutti gli altri che avranno vantaggi da questo indulto, come i “furbetti del quartierino”». Eh sì, perché i benefici riguarderanno ogni reato commesso prima del 2 maggio 2006.
Oltre a Previti, pensa a Ricucci e compagni, ad Unipol, Parmalat, Cirio, alle Coop e scandali vari?
«C’è proprio di tutto. In politica giudiziaria funziona un ombrello trasversale che protegge quelli che stanno cari alla maggioranza e all’opposizione. Ecco perché l’Unione ha accettato il preciso ricatto della Cdl: il ricatto piaceva a qualcuno, anche da quella parte! Anzi, credo che nel centrosinistra molti non vedevano l’ora di subirlo! Così ottengono il risultato che volevano, facendo finta di essere contrari».
Lei è sempre deciso a dimettersi se passa il provvedimento così com’è?
«Questo balletto su che cosa farò io è fuorviante. La politica del centrosinistra si deve preoccupare, invece, di spiegare ai cittadini perché, per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, vuole includere nell’indulto reati come quelli di corruzione che faranno uscire di carcere pochissimi detenuti. Il nostro schieramento ha chiesto il voto dei cittadini dicendo che la Cdl per 5 anni ha fatto una politica giudiziaria clientelare, ad personam. E ora fa lo stesso».
Metterebbe in pericolo il governo?
«Semmai, daremo un appoggio esterno. L’Italia dei valori è una forza politica responsabile e non farà mai cadere questo governo, come promesso agli elettori. Questo è il nostro impegno. Poi, io prenderò le mie decisioni. Ma è riduttivo spostare l’attenzione sulle mie sorti personali».
Nell’Unione si dice che senza i voti di Fi non si raggiungerebbe la maggioranza in Parlamento dei 2/3. Lei non crede che sia questo il motivo dell’accordo?
«Sull’Afghanistan dicono che non possono accettare i voti del centrodestra e per l’indulto li cercano? Tutto questo mi ricorda il reato di estorsione, come ce lo spiegavano all’università, e cioè che chi lo commette fornisce soldi o altri favori sotto ricatto. Evidentemente, alcuni il ricatto non vogliono subirlo, altri pensano che è un prezzo pagabile, altri ci vedono la soluzione giusta. Che questo avvenga in politica è del tutto scorretto. Non ci sono cattivi di centrodestra e buoni di centrosinistra: esiste una maggioranza trasversale che da 15-20 anni si accorda per assicurare l'impunità agli amici».
Si è parlato di una mediazione per escludere dall’indulto i reati finanziari, quelli di Bancopoli. Basterebbe per avere il consenso dell’Italia dei valori?
«Il nostro emendamento è onnicomprensivo ed è la conditio sine qua non per ottenere il nostro appoggio. Che senso avrebbe escludere solo alcuni di questi reati? E poi riguarderebbe pochissimi individui».
Insomma, vi preparate all’ostruzionismo e lei domani (oggi, ndr) parteciperà al sit-in davanti alla Camera.
«Lo farò per solidarizzare con i parlamentari dell'Idv, contrari al provvedimento».
Con il ministro della Giustizia, Mastella, ha continui scontri perché lui l’accusa di occuparsi troppo della sua materia invece di pensare alle sue competenze.
«Non mi preoccupa Mastella: le sue posizioni non le condivido, ma almeno ha il dono della chiarezza e possono contrastarle.

Mi preoccupa chi si maschera dietro di lui, chi non parla ma opera».
Lei chiede da giorni un incontro con i leader dell’Unione. Ha avuto qualche segnale finora?
«Solo silenzio. Ma la giornata deve ancora finire e la nottata è lunga».

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