Prodi perde la partita Rai: Cappon nuovo dg

Gian Maria De Francesco

da Roma

Il governo Prodi è andato in minoranza. Non in Parlamento, per sua fortuna. Ma la partita per la designazione del nuovo direttore generale della Rai è stata una vera e propria débâcle per Palazzo Chigi.
Al settimo piano di Viale Mazzini da ieri pomeriggio, come anticipato dal Giornale, si è infatti insediato Claudio Cappon. La serie di slittamenti, sospensioni e rinvii del consiglio di amministrazione convocato per designare il direttore generale non ha sortito nessun effetto. E il tentativo di ripescare in extremis il candidato perdente Antonello Perricone è miseramente fallito.
Ma andiamo con ordine. Nella riunione del cda Rai di martedì scorso il consigliere Sandro Curzi ha nuovamente sottoposto la candidatura di Perricone contro quella di Cappon sul quale si era coagulato un consenso bipartisan tra i 5 consiglieri di area Cdl e gli altri quattro vicini all’Unione. L’amministratore delegato dell’editrice della Stampa ha ottenuto solo le preferenze dei consiglieri di centrosinistra. Di qui l’aggiornamento a ieri mattina deciso dal presidente ds Claudio Petruccioli. L’obiettivo era far sì che la notte portasse consiglio insieme a qualche telefonata di pressing benevolo. E anche ieri mattina il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ha fatto sapere ai consiglieri che nella successiva assemblea avrebbe dovuto essere presentata una rosa di candidature e non un nominativo solo. Nella tarda serata di ieri ambienti del ministero hanno spiegato che si tratta di un «tentativo di salvaguardare il criterio tecnico nella scelta dei soggetti». Il debutto di questo nuovo metodo, però, non è apparso coerente con le sue finalità.
Incassate le piccate reazioni degli amministratori in quota Cdl sull’indebita ingerenza, il cda di ieri mattina ha presentato sì una rosa di due nominativi, ma senza Perricone. Al suo posto è stata avanzata una candidatura di «bandiera», quella di Lorenza Lei, capostaff della direzione generale sia con Cattaneo che con Meocci. Lei è stata designata con sette preferenze, mentre l’ormai blindato Cappon ne aveva ricevute otto. Nell’assemblea pomeridiana via XX settembre (che detiene il 99,55% della Rai mentre alla Siae fa capo lo 0,45%) è stata messa dinanzi al fatto compiuto e non ha potuto far altro che dare il proprio via libera alla designazione di Cappon. Il cda, riunitosi successivamente all’assemblea, ha confermato all’unanimità la decisione dell’assemblea nominando l’ex manager Iri nuovo direttore generale.
Questi i fatti che si prestano a un’analisi politica impietosa per Prodi. In primo luogo, il candidato prodiano Antonello Perricone, proveniente dal gruppo Fiat e quindi contiguo ai vertici di Confindustria, è stato bocciato confermando la debolezza del nuovo esecutivo nel far passare anche una nomina in un ente pubblico. In secondo luogo, è vero che il centrodestra è ancora maggioranza nel cda Rai, ma è anche vero che Ds e Margherita non hanno obbedito agli ordini di scuderia e, potendo farsi scudo con la necessità di trattare, hanno determinato la nomina di un direttore generale gradito ad entrambi e non sgradito alla Cdl. In terzo luogo, sono stati scavalcati tutti i partitini dell’Unione. Come ha detto al Giornale il deputato verde Marco Lion «non c’è stata un’occasione di confronto e discussione, ma ora bisogna evitare il vecchio vizio della lottizzazione».
Il prossimo passo di Cappon sarà la nomina di un vicedirettore generale. Il candidato numero uno è l’amministratore delegato di Rai Cinema, Giancarlo Leone, anche lui personalità bipartisan. Secondo quanto ricostruito dal Giornale dopo il vertice di San Martino in Campo, per le direzioni di rete dovrebbe essere avvantaggiata la parte moderata della maggioranza con Giovanni Minoli a Raiuno e la conferma di Paolo Ruffini a Raitre. Per i Ds, invece, ci dovrebbe essere la direzione di Tg1 e Tg3 con l’accoppiata Antonio Caprarica-Michele Santoro. Alla Cdl verrebbero garantite Raidue e il Tg2. La radio, invece, dovrebbe essere spacchettata per accontentare un po’ tutti.


L’ex direttore generale Meocci ha salutato positivamente il ritorno di Cappon dichiarandosi disponibile alla collaborazione. Insoddisfatto Enzo Carra della Margherita. «Il cda Rai è più forte del governo», ha detto. È andata proprio così.

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