Professore quella chiesa non è la tua

«Veronesi dica qualcosa di sinistra», intimano i massimalisti. I cattolici della Margherita gli rimproverano le battaglie laiche in materia di bioetica. C’è poi chi gli ricorda alcuni giudizi favorevoli ad Albertini. Persino Pecoraro Scanio pretende di dare suggerimenti. Insomma, c’è da temere che l’illustre oncologo, nostro personale e stimatissimo amico, vada a cacciarsi in una «chiesa» che non è la sua. La politica, caro Umberto, non ha niente a che fare con la scienza.
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Una piccolissima nota. Signora Moratti, si decida. Sì, il rischio c’è, ma in politica bisogna affrontarlo.
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Anche l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi volge lo sguardo al futuro di Palazzo Marino. Ha tracciato l’identikit del prossimo sindaco: «Deve amare Milano, pensare in grande, valorizzare tutte le energie». Applausi sinceri anche da parte nostra. Sperando che non ci sia chi tenti di utilizzare frasi simili a fini strettamente di parte.
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Bene, finalmente Milano si candida a sede dell’Olimpiade 2016. Era ora, dopo aver perso tanto tempo ad almanaccarci su. Si dice: ma gli impianti necessari dove sono? «Quando Milano pensa in grande, non è seconda a nessuno», ha detto il sindaco. Speriamo che da oggi al 2016 sia così. Comunque forza Milano.
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Prima l’Inferno, poi il Purgatorio, da domani il Paradiso. Ma che cos’è questo accorrere di migliaia di persone in una chiesa ambrosiana alla lettura e spiegazione di versi di ottocento anni fa? È proprio vero: le opere classiche non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire. Sia benedetto padre Dante.
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Questo studio dell’Istituto di Medicina Psicosomatica che segnala l’infelicità di sette milanesi su dieci mi pare proprio un’esagerazione. Sì, a Milano il cielo è spesso plumbeo ma è anche vero che quando è azzurro lo è come in nessun’altra città, come dice il Manzoni, i ritmi sono stressanti, c’è tanto traffico (ma in quale città non ce n’è?).

Santo cielo Milano non sarà Sanremo, Taormina o Montecarlo, ma non è neppure Francoforte o Liverpool. Teniamocela cara questa nostra Milanin. Se non altro perché, come opportunamente ha detto il professor Zecchi, «è un grande terreno di possibilità». E non è poco.

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