Profumo di poliziesco con il tenente Favino

Attenzione. L'apostrofo del titolo è fondamentale. E lo diciamo subito perché nessuno accampi scuse

Profumo di poliziesco con il tenente Favino

Attenzione. L'apostrofo del titolo è fondamentale. E lo diciamo subito perché nessuno accampi scuse. Un conto è «L'ultima notte d'amore» ed è lecito aspettarsi un film sentimentale, dal sapore magari pure un po' al polpettone. E un altro - ed è questo il caso - è «L'ultima notte di Amore», cioé Franco Amore, tenente di polizia all'estrema corvé prima della meritata pensione. E, udite udite, è un poliziesco in quel bello stile anni Settanta, un po' desueto in questo nuovo millennio, che fa tornare con il pensiero a tanti inseguimenti per la città, a sirene spiegate, rincorrendo qualche delinquente che poi il magistrato, inflessibile, lascia in libertà perché «la polizia incrimina ma la legge assolve».

Favino, nei panni del protagonista, deve coprire un traffico di diamanti che all'improvviso finisce male perché la mafia cinese, per la quale sta lavorando nell'ombra, ne combina una delle sue. Agenti morti, delinquenti uccisi e lui, Amore, in cerca di un alibi visto che è l'unico rimasto. Ci fermiamo qui, perché il giallo va gustato e non svelato ma insomma, avete capito. Paraggi di un cinema che fu e si è ritagliato la sua visibilità a Berlino dove questo film è stato presentato.

Se si tratterà di un omaggio isolato a un genere negli ultimi decenni un po' scaduto lo vedremo vivendo. Certo è che nelle due ore al cinema è dato assaporare il profumo delle armi da fuoco, il lampeggiante e il gusto di indagini e slalom tra colpevoli presunti e reali. Favino è credibile come Amore, nel senso di poliziotto, dopo aver ricoperto i ruoli più disparati come dimostra la sua filmografia. Linda Caridi se la cava ma la domanda è sempre un po' la stessa.

Si può quantificare la nostalgia per un genere cinematografico, da decenni ignorato oppure si è trattato soltanto di un suggestivo tuffo in un passato al quale non è un delitto chiedere di più... La risposta forse sta nell'originalità creativa, oggi un po' morta, cui si rimedia frugando in un dignitoso ieri. Però è bello risentire tensioni dimenticate.

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