Il bel René, l’"angelo del male", fa parlare di sé anche da dietro le sbarre. Il regista Michele Placido, che lo racconterà sul maxischermo come un fascinoso e misterioso anti-eroe, lo immagina nella realtà come "un vecchietto ormai senza denti". Innocuo. Ma al carcere di Bollate, dove il pluricriminale sta scontando la sua pena infinita, non la pensano affatto così. Tutt’altro. Lo considerano "insolente, spavaldo, borioso e prepotente".
Tanto che contro Renato Vallanzasca, l’ex bandito su cui pendono quattro ergastoli e 260 anni di reclusione, è esploso anche il sindacato autonomo della polizia penitenziaria Sappe. Ben inteso, si tratta di agenti col pelo sullo stomaco che hanno a che fare con ergastolani e assassini della peggior specie. Che non stanno tanto a guardare le buone maniere e di certo non si aspettano modi da educanda da parte dei carcerati.
Ma stavolta anche per loro è stato superato il limite. Da qui una lettera inviata al capo dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta e al direttore generale dei detenuti del Dap Sebastiamo Ardita: "Basta con la sfrontatezza e l’arroganza del detenuto Vallanzasca" si legge nel testo, piccatissimo. Il segretario generale del sindacato, Donato Capece, si fa portavoce delle lamentele arrivate dalla casa di reclusione di Bollate e denuncia il "comportamento scorretto" del detenuto. "Ci è stato riferito - scrive - che a suo carico sono stati elevati diversi rapporti disciplinari, causati proprio dal suo reiterato rapportarsi con i poliziotti in modo irriverente, senza che questi abbiano prodotto alcun risultato sanzionatorio, visto che il detenuto continua a fruire dei benefici concessi". Il sindacato Sappe "non può accettare tale condotta ad opera di un soggetto insolente, destinatario di una condanna infinita ma che sembra dimenticata. Come è avvenuto anche qualche giorno fa, Vallanzasca spesso si esprime nei confronti del personale in modo irrispettoso, rasentando l’illecito, quasi con atteggiamento borioso e spavaldo, senza preoccupazione alcuna delle proprie dichiarazioni e azioni".
Ad attaccare il criminale sono anche i parenti delle vittime (che avevano perfino chiesto al Comune di Milano di ritirare il patrocinio al film di Placido) e gli abitanti del quartiere Comasina, dove il bel René è cresciuto e ha cominciato la sua "carriera" rubando figurine nelle edicole e liberando la tigre di un circo. Entrambi sono offesi dalla scelta di girare una pellicola che "celebrerà" il bandito. Roberto Rocca, del Consiglio di zona, aveva anche presentato una mozione per denunciare la "mancanza di rispetto nei confronti delle vittime della banda Vallanzasca". Già perché le rapine, il sangue e i sequestri che per il grande pubblico saranno la trama avvincente di un film, ma per gli abitanti del quartiere milanese restano una ferita ancora aperta. Seppur lontana più di trent’anni.
Il primo a rendersi conto che il film susciterà un vespaio di polemiche è Michele Placido. "Ma è un film onesto" assicura. "Ci sarà chi ne parlerà male senza neppure vederlo - si aspetta il regista - C’è tanta ipocrisia. In questo Paese sono state scarcerate persone che hanno fatto stragi".
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