Psico-politica/L’arte di (non) essere un buon numero due

Stare al secondo posto è un’arte sottile. Il perfetto numero due dovrebbe soprattutto star fermo, e aspettare. Nella vita umana, e nella simbologia psicologica, due è il numero della madre: si lascia fecondare dall’uno, aspetta e nutre il figlio, e così apre la strada alla nuova vita, il nuovo mondo. Un compito importantissimo, centrale

Stare al secondo posto è un’arte sottile. Il perfetto numero due dovrebbe soprattutto star fermo, e aspettare. Nella vita umana, e nella simbologia psicologica, due è il numero della madre: si lascia fecondare dall’uno, aspetta e nutre il figlio, e così apre la strada alla nuova vita, il nuovo mondo. Un compito importantissimo, centrale. Ma se non sa aspettare, se si muove troppo, accade che o non si feconda nessun ovulo, o si rischia l’aborto.
Per stare bene in questo posto decisivo, e difficile, occorre un senso profondo della gerarchia, dell’ordine. Indispensabile la devozione al numero uno, senza di essa lo stesso destino del due è a rischio. Diventa anzi probabile che non prenda mai il primo posto, e che nella squadra (partito, azienda, nell’istituzione di cui si tratta), il caos prenda il sopravvento. Se nell’Iliade il numero due dei greci, Menelao, si fosse ribellato all’Uno, Agamennone, la guerra sarebbe andata a rotoli e Troia sarebbe ancora lì, invece di essere quel mucchietto di sassi che oggi guardiamo sgomenti.
Nella famiglia ad esempio, quando questo rispetto per l’inseminatore-padre non c’è, si scatena la confusione e tutto regredisce verso una sorta di caos primordiale. Siccome però questa questione della gerarchia in genere dà fastidio alle teste confuse, si cerca di aggirare la logica ferrea della numerologia non parlando di 1 e di 2, o di padre e di madre, ma, ad esempio, di genitore A e genitore B, come fatto da Zapatero nella sua ridicola legge della famiglia. Ma il suo tentativo di negare il valore della gerarchia non ha evitato che il suo regime andasse in crisi, anzi l’ha accelerata. Senso della gerarchia, devozione all’ordine, lealtà, queste sono le doti che fanno l’ottimo numero due. Tutte qualità di disciplina, quasi militari: infatti i migliori numeri due hanno spesso un’importante esperienza militare. Anche nelle aziende: nel mondo anglosassone in impresa viene data una netta preferenza a quelli che hanno una buona esperienza militare, perché danno maggiore garanzia sul piano delle lealtà alla gerarchia. George Bush senior, che lasciò gli studi per arruolarsi in aviazione dopo l’attacco di Pearl Harbour fu un perfetto numero due come vicepresidente degli Stati Uniti, con Reagan, e infatti poi divenne presidente, dopo una carriera da manuale, in cui aveva scalato una dopo l’altra tutte le principali istituzioni americane, compresa la Cia. Anche Gordon Brown del resto, ha saputo aspettare con lealtà quasi perfetta che l’astro di Blair percorresse tutta la sua orbita, prima di farsi avanti. E ciò è stato certamente un bene per i laburisti, ed anche per l’Inghilterra. Ma per far questo ci vogliono nervi saldissimi, e nessuna fretta. Virtù da sempre molto apprezzate nel mondo anglosassone, ma non proprio diffusissime nel mondo latino. Nella vecchia Democrazia cristiana e nel Partito socialista le lotte e sgambetti tra numeri due, e col numero uno del momento, sono un pezzo consistente della parte non ancora scritta della storia d’Italia. I comunisti sono stati più disciplinati: ma lì c’era ancora l’Urss, e sparigliare i giochi poteva anche essere pericoloso. E nel Partito fascista l’unico numero due che pur non essendo più d’accordo su niente non pensò mai di ribellarsi a Mussolini fu Italo Balbo: ancora una volta un militare, anche se dalla carriera un po’ anomala e avventurosa.
Una cosa aiuta il numero due a fare bene il suo mestiere: la sicurezza in se stesso, e nel proprio valore. Se c’è quella, sei già un leader oggi, e devi solo aspettare: il destino è tuo. Come le madri di una volta, che più erano pazienti e tranquille, silenziosamente sicure di sé e piene di benevolenza, più diventavano potenti: i figli crescono e ti sono grati, il padre numero uno muore, la famiglia risplende, il destino rimane tuo per lungo tempo.

Certo oggi quasi nessuno è più sicuro di sé (e di niente), bisogna dimostrare, parlare, brigare, interloquire. Difficile, in queste condizioni, essere un buon numero due, e non mandare, più o meno in fretta, tutto a catafascio.

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