La Puglia ha perso 61 milioni In fumo i rimborsi dell’Europa

ACCUSA La richiesta per il risarcimento danni non sarebbe stata presentata in tempo

La Puglia ha perso 61 milioni  In fumo i rimborsi dell’Europa

FoggiaL’Italia brucia da Nord a Sud. E intanto a Peschici, perla turistica del Gargano, grappoli di case bianche arrampicate su un promontorio che da queste parti chiamano «la montagna del sole», brucia ancora la ferita del mancato risarcimento da parte dell’Unione europea dopo i roghi che due anni fa hanno devastato quest’area della provincia di Foggia. Il motivo: la richiesta della Regione Puglia non sarebbe stata presentata nei tempi previsti perché nel documento consegnato a Bruxelles si fa riferimento ad altri due incendi precedenti. Il governatore Nichi Vendola, alla guida di una giunta di sinistra, respinge però le accuse e sostiene che in ogni caso non c’erano i requisiti per avere accesso ai finanziamenti. Fatto sta che i soldi non sono arrivati. E adesso, mentre vigili del fuoco e corpo forestale dello Stato pensano a fronteggiare l’emergenza che dalla Liguria si allunga verso la Campania, già si pensa a rompere gli indugi e tracciare rapidamente una stima dei danni in modo da scongiurare una beffa fotocopia di quella che si è consumata in terra di Puglia.
L’incendio che spazzò via il Gargano risale al 24 luglio del 2007. Quella mattina soffiava un forte vento di scirocco e quasi mancava l’aria. I turisti affollavano le spiagge della costa, insenature da sogno, macchie azzurre che si aprono nel verde degli ulivi. La tragedia fu annunciata dal fumo: denso e nero, una coltre fuligginosa che oscurò il cielo. Poi la grande fuga: in tanti si misero in macchina, altri invece corsero verso il mare: si tuffarono in acqua, si rannicchiarono in un angolo di spiaggia, si arrampicarono sui trabucchi da cartolina utilizzati dai pescatori oppure si fermarono a riva, su un lembo di sabbia strappato alla cenere, in attesa dei soccorsi. Nel frattempo gli elicotteri dei vigili del fuoco sfidavano il mantello di fumo che oscurava «la montagna del sole» e i volontari a bordo di gommoni e pescherecci cercavano di strappare alle fiamme la gente in fuga. Una corsa contro il tempo, ore scandite dal terrore che incombeva su Peschici, Pugnochiuso e Vieste, il triangolo d’oro della Puglia turistica trasformato in un inferno di cenere e fumo. Il bilancio fu drammatico: tre morti, tremila ettari di boschi in cenere. La procura di Foggia aprì un’inchiesta, le accuse si concentrarono su quattro persone: tre turisti, un dipendente dell’Anas, il proprietario di un fondo e quello di un deposito di bombole di gas. Per tutti è stata disposta l’archiviazione su richiesta del pm. E mentre si tentava di fare luce sulle cause della tragedia, si contavano i danni: secondo una prima stima ammontavano a ottanta milioni di euro, un disastro che affossò l’economia della zona.
Gran parte delle speranze dei pugliesi erano legate al risarcimento dell’Unione europea, ma col passare del tempo sono andate definitivamente in fumo. Come gli alberi del Gargano. L’anno scorso, infatti, l’Ue ha respinto la richiesta di 61 milioni presentata dalla Regione Puglia. Nell’istanza sono stati inseriti altri due incendi, precedenti a quello di Peschici: uno divampato il 4 luglio a Lesina e uno il 25 giugno a Vieste. Da Bruxelles è giunta una comunicazione al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e nel documento si spiega che il termine delle dieci settimane va fatto partire dalla prima delle tre date indicate dalla giunta regionale: per questa ragione la domanda risulta avanzata in ritardo. Il no europeo ha innescato una serie di polemiche che si sono abbattute sulla giunta regionale, ma il governatore ha sempre respinto le accuse e nel febbraio dell’anno scorso ha consegnato un dossier alla procura di Foggia in modo che venga fatta luce sulla vicenda e per «rispondere – si legge in una nota - a quanti continuano ad alimentare un’aggressiva campagna denigratoria».


In una relazione i tecnici della Regione spiegano che non c’è stato alcun errore in quanto nella richiesta venivano solo elencati gli incendi più significativi ma si precisava che «gli eventi catastrofici da valutare sono quelli concentratisi tra la fine di luglio ed agosto»; inoltre, sempre secondo la giunta, l’Unione europea avrebbe comunque fatto presente alla Protezione civile che non c’erano i presupposti per accogliere la domanda di risarcimento.

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