Putin ha scelto il nuovo Putin: Medvedev

Ha 42 anni, è vicepremier, guida il colosso Gazprom. Ma potrebbero spuntare sorprese. Firmate Kgb

Putin ha scelto il nuovo Putin: Medvedev

Dunque Dmitri Medvedev sarà il successore di Vladimir Putin. Ed è un annuncio che spiazza tutti. Perché il nuovo capo del Cremlino ha solo 42 anni; perché è uno degli uomini più potenti di Mosca nella sua duplice veste di presidente del colosso energetico Gazprom e di viceprimo ministro e perché fino a ieri mattina nessuno puntava su di lui.
È stato lo stesso Putin a dare l'annuncio, inscenando l'ennesima pantomima della democrazia russa. Chi ha avuto l'idea? Non certo il presidente, bensì Boris Gryzlov, capo del Parlamento e leader di Russia Unita, che ieri ne ha parlato ai dirigenti di Russia Giusta, di Forza Civile, del Partito agrario e assieme a loro è salito al Cremlino per sottoporla al grande capo, il quale si è affrettato ad «appoggiarla pienamente». Poi ha pronunciato la frase di rito: «Conosco Medvedev da più di 17 anni, durante i quali abbiamo lavorato in stretta collaborazione. Con lui c'è la possibilità di creare un potere stabile in Russia per continuare le riforme che hanno dato ottimi risultati negli ultimi otto anni». Colui che è destinato a essere «un ottimo presidente», riceverà l'investitura formale lunedì 17 dicembre; sempre che nel frattempo non emergano nuove sorprese.
Già. Fino all'altro ieri, era in corso una spietata lotta fra le tre fazioni del clan Putin. E ora? Apparentemente ha vinto quella «liberale», che sembrava più debole; ma non è detto che le altre due abbiano accettato il verdetto, anche perché entrambe fanno capo ai servizi di sicurezza dell'Fsb (l'ex Kgb). Una era guidata dall'altro vice premier ed ex ministro della Difesa Serghei Ivanov. L'altra da un personaggio poco noto ma molto l'influente, Igor Secin, viceresponsabile dell'amministrazione presidenziale, e considerato l'alter ego di Putin. Era stato lui a escogitare, qualche settimana fa, la soluzione del presidente-fantoccio, individuando l'interprete adatto: il premier Zubkov, un oscuro e fedelissimo funzionario, che sembrava disposto a farsi eleggere provvisoriamente al Cremlino, conferendo l'incarico di capo del governo a Vladimir, che avrebbe ripreso lo scettro nel 2012 o anche prima. Un piano ingegnoso che lo stesso Putin aveva avallato e che ora invece cade. Perché? È davvero scoppiata la pace tra le fazioni o la decisione di ieri è il preludio a uno scontro cruento e risolutivo? Mistero a Mosca. E non è l'unico.
Tutti erano persuasi che Putin, una volta lasciato il Cremlino, sarebbe rimasto l'uomo forte della politica russa. Ma ora molti ritengono improbabile che un leader giovane e ambizioso come Medvedev, una volta eletto, accetti di operare «sotto tutela». D'altronde chi conosce bene Vladimir - come il politologo Georgi Satarov, ex consigliere di Eltsin - è persuaso che il presidente non veda l'ora di uscire di scena, preferendo gli agi da superoligarca ai fasti del Cremlino. Il suo giudizio sul personaggio è decisamente controcorrente: «In pubblico appare come un leader forte, ma nella realtà è assai diverso - spiega al Giornale Satarov -. La scena tipica è la seguente: due pezzi grossi in lite si rivolgono in lui, ma lui anziché decidere, li manda via con queste parole: non voglio saperne, non costringetemi ad usare il mio potere, sbrigatevela tra di voi». Insomma, un presidente insicuro, di compromesso, che sarebbe rimasto in sella otto anni delegando anziché prendendo le responsabilità. Fantapolitica? Forse. O forse no.

E in questo caso diventerebbe possibile un altro scambio di ruoli, davvero sorprendente: Medvedev al Cremlino, Vladimir alla testa di Gazprom, lontano dalla politica ma sempre potente e finalmente ricco. Anzi, straricco. Come in un sogno.
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