Con l’estate e il caldo anche gli scienziati hanno meno da fare. In attesa delle vacanze la loro mente - di solito concentrata su neutrini, bosoni di Higgs e supernovae - pare lasciarsi andare a domande vecchie come il mondo, a questioni tradizionalmente insolubili, paradossali e quasi teologali, e oramai, diciamocelo, anche un po’ eccentriche, del genere se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Ma appunto. È nato prima l’uovo o la gallina? Qualcuno - è evidente - non riusciva a dormirci su. Oppure era alla ricerca della risposta definitiva per mettere ai propri piedi la stampa mondiale (l’ego degli scienziati talora non è minore di quello delle star hollywodiane) e soprattutto per sedurre la commissione finanziamenti accademici (si sa come vanno queste cose: fai parlare dell’ateneo ed eccoti un altro pezzo di laboratorio gratis). Sia come sia, il biologo Colin Freeman e i suoi collaboratori delle Università di Sheffield e Warwick, in Gran Bretagna, hanno preso di petto la faccenda e ora abbiamo la risposta. Spiace per l’uovo, ma è nata prima la gallina.
La ricerca di Freeman e soci pare non lasciar dubbi: con l’aiuto di Hector (High end computing terascale resource, supercomputer di Edimburgo) il gruppo di scienziati ha organizzato una simulazione che ha reso inconfutabile come la proteina ovocledidina17 (OC-17), presente solo nella parte più dura del guscio delle uova, aiuti le particelle di calcio a trasformarsi in cristalli di calcite, i quali, stratificandosi l’uno sull’altro e abbandonando allo stesso tempo il proprio legame con la proteina stessa, velocizzano l’indurimento del guscio, che nel giro di una notte è bell’e pronto.
Traduzione: senza la proteina OC17 (che vien dalla gallina) non ci sarebbe nessun uovo. Quindi, la gallina esisteva prima dell’uovo. «Affermare questo è un po’ tirato per il rotto della cuffia - ha detto Colin Freeman ai mass media, con aria sorniona e divertita -, ma il nostro risultato è un punto di partenza molto valido. In realtà la questione risale ai tempi in cui i dinosauri, antenati degli uccelli, hanno imparato a fare uova con il guscio duro». Insomma, Mr. Freeman non ci metterebbe la mano sul fuoco, anche se è lui che ha fatto esplodere il caso, complice la fame estiva di scoop dei giornalisti.
«C’è di che schiantarsi dal ridere - ci dice Edoardo Boncinelli, uno dei più celebri biologi italiani, che si è a lungo occupato anche di questo argomento - ma la questione, se trattata con serietà, è intellettualmente e scientificamente feconda. Ovvio che per avere un uovo, per così dire, funzionante, questo deve uscire da un organismo che abbia messo tutte le cose nella giusta posizione. Ma questo è solo un aspetto della faccenda. Il guscio non è tutto l’uovo. È solo una parte. In linea generale, quando si studia la nascita di una specie si pensa anche che tutto sia avvenuto per una serie di mutazioni genetiche. Si arriva a concludere, cioè, che ci sia stato prima l’uovo, e ancora prima i gameti, e soltanto dopo un nuovo organismo, in questo caso la gallina. Se parliamo del guscio, però, c’è stata prima la gallina. Ma se parliamo dell’uovo intero, c’è stato prima l'uovo. Chiaro, no?».
Forse. Sta di fatto che ieri i mass media (da Focus a Foxnews) hanno cavalcato la «soluzione Freeman» a una delle domande più antiche dell'umanità (se la ponevano già Aristotele e Plutarco) e i blogger li hanno seguiti a briglia sciolta su Internet, rinfocolando il dibattito tra evoluzionisti e creazionisti. Sul Web, ieri, si poteva leggere di tutto a proposito: dal fatto «certo» che Allah ha creato tutte le cose, uovo compreso, senza bisogno di proteina OC17, a proclami di gloria eterna per Freeman e collaboratori. Gloria spicciola, ma negli ultimi tempi molto ricercata dagli scienzati, che per raccogliere attenzione (e finanziamenti) intorno alle loro serissime ricerche, non esitano a «rispondere» a domande un po’ balorde.
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