Quando balli col diavolo poi lui ti viene a trovare

Un horror (che fa paura sul serio) con Michael B. Jordan: "Che fatica recitare due gemelli..."

Quando balli col diavolo poi lui ti viene a trovare
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da San Francisco

Presenze demoniache e sangue a fiumi. Il regista premio Oscar per Ultima fermata Fruitvale, Station Ryan Coogler, torna a collaborare con Michael B. Jordan con un horror gotico, fra il vampiresco e il musical, che mette ancora una volta al centro del racconto l'esperienza tutt'altro che facile di essere nero in America. Coogler lo ha sempre fatto nelle sue collaborazioni con Jordan: Fruitvale, Station portava sul grande schermo le ultime ore di vita di un giovane ucciso dalla polizia nel giorno di capodanno ed era il racconto una storia vera, e anche le altre collaborazioni, come Black Panther, e Creed, si sono sempre focalizzate sull'esperienza nera, sulla difficoltà e la voglia di riscatto degli afroamericani.

Questa volta - il titolo è I Peccatori ed è ora nelle sale in Italia - l'ambientazione è quella dell'America della segregazione razziale di Jim Crow, e la storia raccontata è quella dei gemelli Smoke, e Stack, entrambi recitati da Michael B. Jordan. Sopravvissuti alla guerra e alla malavita di Chicago, Smoke e Stack tornano nella loro città natale con un camion pieno di liquori e la testa piena di grandi idee. Sono alla ricerca di un nuovo inizio, ma scopriranno che dovranno lottare contro un male ancora più grande di quelli affrontati in precedenza: «Continua a ballare con il diavolo e un giorno ti seguirà fino a casa».

Dice Michael B. Jordan dei suoi due personaggi: «Mi sono immerso nella dinamica dei gemelli monozigoti, ho cercato di capire e poi rappresentare questo strettissimo legame. Sono identici ma non sono la stessa persona. Nei gemelli uno è spesso più dominante sull'altro». Smoke è sicuramente il fratello serio, un uomo d'affari. Stack invece è interessato ai soldi, agli anelli, agli abiti su misura. «Hanno modi diversi di stare in piedi, di camminare, hanno le ferite in posti diversi, del fisico e dell'anima. La loro fisicità mi ha aiutato. Arrivavo la mattina, entravo nel corpo e nella mente di un personaggio, poi interrompevo per un paio di minuti, giusto il tempo di decomprimere. Attraverso un cambio d'abiti entravo nella personalità dell'altro gemello. E stato un processo non facilissimo, che abbiamo perfezionato lungo il percorso».

Il film, che vede nel cast anche Hailee Steinfeld, Miles Scaten, Jack Q'Connell, Delray Lindo, fa davvero paura. La colonna sonora è curata da Ludwig Göransson, anche lui collaboratore della coppia Coogler/Jordan dai tempi di Prossima fermata Fruitvale Station, uscito dodici anni fa. «Qui la musica è tanta, bella e molto dettagliata - dice Jordan - È la prima volta che mi è capitato di girare una scena con in sottofondo la musica che verrà utilizzata in quella sequenza».

Pur essendo la quinta collaborazione fra Jordan e Coogler, è la prima da quando Michael B. Jordan ha debuttato come regista, con Creed III. «Devo dire che ora provo più empatia per i registi e per i numerosi cappelli che devono indossare quando realizzano un film. Questo fatto insomma ha cementato ancora una volta il rapporto di amicizia fra me e Ryan Coogler».

Sia Michael B. Jordan che il regista hanno un debole per la filmografia di genere, ma non occorre un horror per avere paura al cinema, se un film sa coinvolgere ed è ben fatto, spiega il regista: «Jurassic Park non è classificato come horror, eppure quando chiedi al pubblico cosa ricorda, probabilmente dirà la scena in cui il Tyrannosaurus Rex insegue le persone in macchina, oppure quando il Velociraptor, apre una portiera con i denti.

I miei primi ricordi legati al cinema risalgono a quando ero seduto in una stanza buia, piena di estranei, e mi sentivo completamente terrorizzato da qualcosa che stava accadendo sul grande schermo. Essere li con gli altri, l'unisono, l'orrore e la gioia mi facevano sentire felice. È li che è iniziato tutto per me».

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