Quando i pionieri tiravano i primi storici calci al pallone

Quando i pionieri tiravano i primi storici calci al pallone

C’è la Coppa Spensley realizzata dallo scultore genovese De Albertis nel 1905, c’è la palla Dapples, per anni finita in un solaio e ora tirata a lucido e c’è anche la Coppa Fawcus donata dall’omonimo dirigente del Genoa nel 1901. Ma la mostra dal titolo «Football, i Pionieri del Calcio 1898-1908» che ha aperto i battenti in salita di Negro 7 organizzata dalla Fondazione Genoa, non è solo un’infinita galleria di trofei e cimeli di oltre cent’anni fa. È un viaggio romantico ed irrestibilmente affascinante nella storia del calcio italiano, che è poi quella della società rossoblù. Le prime magliette, quella strappata da un morso di un avversario del leggendario Santamaria, l’atto di costituzione del Genoa, e i primi libri contabili del club, citazioni di Gianni Brera.
Tutto visibile sotto i riflettori, ma anche grazie a contributi audiovisivi di sicuro effetto come la realizzazione di un filmino in bianco e nero di una partita di quei tempi. Qui il pallone c’entra persino poco, si tratta di cultura sportiva. E non mancano, parallelamente, immagini della Genova di quel tempo fornite dall’archivio della Fondazione Ansaldo. Il porto, i pescatori, i vicoli e una sezione sui quartieri. Insomma lo spaccato sociale di contorno al pallone di allora non manca. Ma ci sono anche tre plastici dei campi di San Gottardo, di Ponte Carrega e addirittura del velodromo di Torino, realizzato con pazienza e con basi di assoluta serietà, dove si disputò il primo campionato del 1908. Nella stanza precedente in una teca ben visibile troneggia la sfera di cuoio di quegli incontri.
A questo progetto, iniziato oltre un anno e mezzo fa hanno lavorato, tifosi, storici capeggiati da Massa e Saccomanno (il supporto bibliografico, non solo di fotografie, è eccellente) e tanti volontari dell’Associazione dei club genoani, con un risultato che si potrà ammirare fino al 31 luglio a soli 5 euro, biglietto ridotto di tre euro. Dopo la pausa estiva c’è tempo dal 25 agosto al 30 settembre. L’orario di apertura va dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Il giovedì fino alle 20.
È questo il primo risultato tangibile del lavoro della Fondazione che sta allestendo anche l’ambizioso Museo del Genoa di prossima apertura. Il professor Andrea D'Angelo, reggente della Fondazione raccoglie i complimenti degli invitati all’inaugurazione dopo non poche tensioni e recenti polemche: «È il primo segmento di un percorso ancora lungo ed ambizioso che arriverà a concludersi con la costituzione del museo del Genoa di prossima apertura. Credo che i genovesi di fede rossoblù, ma non solo, saranno orgogliosi di quanto troveranno qui dentro e mi aspettano che vengano tutti ad ammirare qualcosa che ci appartiene da dentro: il nostro passato». Il presidente Enrico Preziosi sarà il primo invitato? D’Angelo sorride: «Non c’è dubbio e di sicuro ora alla Fondazione non manca la visibilità che è stata oggetto di qualche critica. Ci vuole pazienza».
Molto è stato fatto, ma la Fondazione ha ribadito che è lieta di accogliere altri contributi per aumentare il patrimonio documentale dei 105 anni di vita del Grifone che ha in una sua sede ben specifica, addirittura tecnica, anche una speciale voce narrante, quella di Claudio Onofri che spiega i moduli di gioco di allora. Roberto Martini, uno dei curatori aggiunge altri particolari: «Si possono trovare anche aspetti interessanti di colore come le bandiere d'Italia portate sui campi prima degli incontri e c'è ovviamente anche una parte dedicata al Cricket, costola importante del Genoa.

Particolarmente suggestive le magliette di alcune compagini di allora, compresa l'Andrea Doria». E per non perdersi c’è il catalogo completo che si può ritirare presso il book-shop della mostra che verrà portata anche in altre città.

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