Quando la misura è davvero colma

Fin dove ci vogliono portare le istituzioni che tacciono di fronte alla violazione sistematica delle regole?

Quando la misura è davvero colma
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A Milano, come già in altre città italiane, i taxi si sono fermati. Non per scioperare, non per rivendicare privilegi, ma perché si è colmato il vaso. E quando il vaso trabocca, anche chi ogni giorno lavora con disciplina e rispetto delle regole, sente il bisogno di farsi sentire.

Alla Stazione Centrale è bastato il passaparola. Poche auto ferme, poi altre, poi il blocco. Nessuna sigla dietro, solo lavoratori stanchi di subire. È l'esasperazione di chi ogni giorno carica persone anziane, famiglie, turisti, pendolari. Di chi dà un servizio essenziale, vigilato, regolato, trasparente, a tariffe fissate.

Eppure, mentre noi rispettiamo regole severe, controlli costanti, oneri economici e morali, c'è chi opera in una zona grigia, spesso fuori dai radar, con la complicità di silenzi istituzionali che fanno più rumore di qualsiasi protesta.

Da mesi chiediamo solo una cosa: rispetto. Rispetto delle leggi. Rispetto degli accordi, come quello sulla sicurezza e l'abusivismo promesso dal Comune di Milano nel gennaio scorso e mai attuato. Rispetto per chi ogni giorno rende possibile la mobilità urbana senza lucrare su tariffe flessibili, senza scegliere il cliente, senza sparire nelle app quando conviene.

Il quesito, oggi, è uno solo: fin dove ci vogliono portare le istituzioni che tacciono di fronte alla violazione sistematica delle regole?

Cosa resta della funzione pubblica di un servizio se chi la svolge viene lasciato solo?

E quanto potrà durare ancora la

pazienza di una categoria che, nonostante tutto, ha continuato a garantire il servizio anche nei momenti più bui della storia recente?

Non cerchiamo scontri. Cerchiamo risposte. E il silenzio non può più essere una di queste.

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