Quegli 8 ragazzi uccisi perché nel palazzo mancava un pilastro

I periti: "Errori di progettazione e materiali scadenti hanno causato il crollo della Casa dello studente dopo il terremoto dell'Aquila". Sotto inchiesta 15 persone tra cui il costruttore. L'accusa è omicidio colposo

Quegli 8 ragazzi uccisi  
perché nel palazzo  
mancava un pilastro

L’Aquila - I ragazzi della Casa dello studente l’avevano detto: «Qui trema tutto». Ma i tecnici dell’azienda per il diritto allo studio avevano risposto che non c’erano rischi.

Il 6 aprile, quando è arrivata la scossa di terremoto, che ha raso al suolo una parte dell’Aquila, si è scoperto che invece i rischi c’erano. E ora, l’ultima amara verità: il crollo è dovuto a un errore umano, all’assenza di un pilastro. È questa, a detta dei tecnici, la causa del crollo della Casa dello studente di via XX Settembre all'Aquila, dove nella notte dello scorso 6 aprile sono rimasti uccisi otto giovani.
«L'ala nord, quella collassata - dice il responso della perizia di 160 pagine all’esame dei magistrati - non aveva un pilastro, presente invece in altri punti corrispondenti dell'edificio e che invece hanno retto». Ci sono quindi responsabilità evidenti, stando agli accertamenti tecnici, per il cedimento di una delle palazzine che accoglievano i ragazzi e che, coi sussulti del terremoto, si è ripiegata diventando trappola mortale.

A provocare la tragedia è stata la negligenza umana: è quanto asseriscono Francesco Benedettini e Antonello Salvatori, i principali consulenti della Procura. I quali, tra l'altro, supportati dalle valutazioni dei sismologi, giudicano la scossa non letale ma «di magnitudo moderata». Quello stabile avrebbe dovuto resistere alle scosse: si è sventrato perché è stato realizzato male. «È ragionevole - scrivono i periti - ipotizzare che l'ala nord non sarebbe crollata in occasione del sisma. Queste conclusioni sono avvalorate dal fatto che le altre due ali dell'edificio non sono crollate e dal confronto con il panorama edilizio circostante e delle sue condizioni dopo il sisma». Anche altre le carenze rilevate. Partendo dal 1965, dai documenti disponibili, emerge una «progettazione carente nei contenuti e caratterizzata da errori e omissioni», che non ha previsto «un sistema resistente alle azioni sismiche». Inoltre «l'impresa esecutrice dei lavori non ha disposto le staffe di armatura dei pilastri all'interno dei nodi della struttura secondo quanto previsto; il calcestruzzo usato appare fortemente disomogeneo da potersi definire scadente e in complesso di qualità inferiore».

«L'edificio - specifica la perizia - che già nasceva con una concezione poco adatta alla resistenza al terremoto, tale è rimasto anche dopo il passaggio di proprietà, quando è stato utilizzato per gli studenti».
Insomma tante, troppe «sviste» che si sono susseguite nel tempo, nei decenni.

Sotto inchiesta per omicidio colposo e lesioni gravi - 17 sono stati i feriti - ci sono 15 persone tra cui il costruttore Claudio Botta e i tecnici che a vario titolo hanno effettuato a fine anni '90 e nel 2003 gli interventi di recupero. La perizia ora è anche nelle mani delle difese che stanno organizzando le strategie per i loro assistiti.

Nell’ambito dell’inchiesta, il procuratore Alfredo Rossini e il sostituto, Fabio Picuti, ascoltarono nell’ottobre scorso anche l’ingegnere Giuseppe Carraro Moda, ex docente di estimo della facoltà di Ingegneria dell’università aquilana il quale dichiarò: «Effettivamente la sorveglianza sull’edilizia era scarsa e le imprese facevano quello che volevano, anche delle cose non regolari». Poi ricordò di avere consigliato di non tornare a dormire in quella struttura ad alcuni studenti che lo avevano chiamato allarmati.

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