Quei cattolici di sinistra costretti a citare Togliatti

Sandro Bondi*

Il Partito Democratico non può nascere dalla fusione tra la tradizione comunista italiana e un moncone della storia della Democrazia cristiana. Due tradizioni, oltretutto, che hanno rinnegato il pensiero più vivo dei loro rispettivi fondatori, e cioè di Gramsci e di Don Sturzo. Entrambi, anche se in maniera diversa, alle prese con lo spirito della libertà, così come era stato interpretato dall’esperienza storica italiana fino a Benedetto Croce.
Il problema è che, dopo la trasformazione del Pci, la sinistra italiana è precipitata in una crisi di identità culturale che ha prodotto una sinistra estremista e radicale ancor più forte che nel passato, al punto che essa risulta determinante negli assetti dell’attuale maggioranza di governo. Da questo punto di vista, Prodi ha contribuito e contribuirà alla definitiva sconfitta della sinistra riformista in Italia.
È lodevole il tentativo di Rutelli di voler legare il nascente Partito Democratico italiano a quello americano, piuttosto che al socialismo europeo come lo spinge a fare Fassino con una certa brutalità. Ma si tratta purtroppo di un modo di uscire dalle difficoltà senza l’ausilio di una analisi culturalmente attrezzata della realtà italiana e internazionale. Può sembrare paradossale che sia proprio Rutelli, erede di una cultura radicale, a guardare con più interesse al rapporto con la Chiesa all’interno di un partito composito nel quale è rappresentata una parte importante della storia del cattolicesimo democratico italiano.
In realtà non è così, perché, come ho già detto, la Democrazia Cristiana, soprattutto in seguito all’influenza di Dossetti, aveva da tempo dimenticato la lezione liberale di Don Sturzo, rimasta viva invece in gran parte della tradizione liberalsocialista e radicale. Se Livia Turco e Rosy Bindi, entrambe cattoliche, rappresentano le due tradizioni politiche alla base della costituzione del nuovo partito democratico, allora il progetto è fallito prima ancora di prendere vita. Nell’orizzonte di queste due esponenti del centrosinistra non vi è né il partito popolare europeo né tantomeno quello americano, ma piuttosto le idee e i valori del socialismo europeo, sia pure declinato con le tinte del solidarismo cristiano.
Rutelli è costretto a citare Togliatti a proposito del rapporto con il mondo cattolico, ma avrebbe potuto ricordare anche Enrico Berlinguer, per il quale la questione cattolica era fondamentale per il rinnovamento dell’Italia. Berlinguer inorridirebbe oggi di fronte alla cultura libertina della sinistra italiana, erede del suo partito. Come può Rutelli contrastare questa cultura libertina della sinistra? È contraddittorio, oltreché velleitario, riconoscere che il mondo cattolico guarda con preoccupazione al governo e poi annunciare una competizione con Forza Italia, che ha dimostrato una ben diversa coerenza e serietà nell’affrontare le battaglie di questi anni, a partire dalla questione centrale del valore della vita. Semmai possiamo collaborare o convergere nel rappresentare alcuni valori che sentiamo comuni e bisognosi di essere difesi, come è avvenuto peraltro nella precedente legislatura per l’approvazione della legge sulla fecondazione medicalmente assistita o come potrà avvenire in questa legislatura su temi altrettanto essenziali per delineare un campo d’intesa e di collaborazione.

Ma in questo caso, è la Margherita a doversi chiedere se la sua collocazione politica in Italia e in Europa è compatibile con la difesa di alcuni valori che precedono e giustificano un’alleanza politica.
*Coordinatore nazionale di Forza Italia

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