Quel suo congedo che dipinge Genova come novella Firenze

Caro Massimiliano, con un articolo tutto panna e miele apparso pochi giorni fa sul Lavoro-Repubblica, il dimissionario, forse che sì forse che no, superconsulente per l'immagine della città Nando Dalla Chiesa, vagheggia il nuovo Rinascimento della nostra indocile Genova. Esempio di tolleranza e di accoglienza, piazza orgogliosa del Gay pride, accogliente approdo per stranieri di ogni razza e colore, fulgida icona della cultura, primeggiante nel panorama nazionale e internazionale e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente tutto per merito della giunta Vincenzi e dell'amministrazione rosso fumé in carica.
Ora va bene l'ipocrisia di parte, ci stanno le indorature della pillola ma far passare Genova come la novella Firenze del 2.000 sconfina nel territorio della menzogna. I teatri in fondo alle classifiche degli incassi nazionali, le programmazioni stantìe e rivisitate, le mostre di basso profilo, i musei che staccano meno biglietti della fiera del biscotto (si salva solo l'acquario, ma non è un museo). Cinema? Neanche l'ombra. Vitalità artistica? Qualcosina. Editoria? Sorvoliamo. Turismo di qualità? Siamo agli esordi.

Internet? Boh! Dove stanno dunque queste idilliache plaghe che il Cavalier d'Arpino nostrano evoca in pompa magna? Non si sarà sbagliato, il Nando, con un'altra città? Se poi, per lui, è apertura una sfilata di assatanati seminudi che mimano sodomie in corpo 11 (giusto per citare Busi, che è di quella fatta) davanti a bambini di 6/7 anni (visto con i miei occhi), beh, allora Genova è proprio rinata! Vorrei ricordare al professor Dalla Chiesa che molti di noi non vogliono abitare in una Amsterdam di ritorno, tutta droghe libere, squinternati e vizi senza freni; noi genovesi demodé vorremmo sì una città viva, frizzante e all'avanguardia: ma popolata da cervelli, uomini e donne virtuosi, idee innovative esenti dal vezzo ideologico, sapere di profilo internazionale e contraddistinta da un'autentica libertà d'espressione, non quella di facciata, che dà la parola al «diverso» e poi chiude la bocca a tutti coloro che non sono di sinistra. La Genova di dalla Chiesa somiglia più alla Suburra che alla Città del Sole di campanelliana memoria.

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