L’odio, seminato con costanza e determinazione da un nucleo irriducibile di orfani dello scontro e della guerra civile, è ormai una componente morale e umorale della vita politica italiana. Ci sono soggetti residui di una delle passioni letali che hanno caratterizzato il Novecento – secolo di ferro e di fuoco – che ancora contano sul desiderio di distruzione dell’avversario come motore del mondo e che ricevono dalla sinistra più retrodatata l’appoggio aperto a odiare senza remore e senza limiti. Odiare chi? Silvio Berlusconi naturalmente.
Per molti che bevono dai pozzi avvelenati dalla sinistra l’odio per Silvio Berlusconi è un dovere verso la collettività dei compagni e poco importa – la democrazia è un optional per niente richiesto – che lo abbiano votato milioni e milioni di italiani. Odiare, odiare con la tenacia che porta all’ossessione e all’abbrutimento.
Ma l’odio, come tutte le piante velenose, cresce quando è innaffiato e concimato con cura e genera frutti. Ormai abbiamo superato lo stadio dell’odio per Berlusconi fomentato dalla sinistra più cupa e da quella, più giovane e incosciente, che ne ripercorre le orme: siamo arrivati all’esaltazione del delitto politico, con l’invito esplicito a uccidere Silvio Berlusconi.
L’odio oggi corre sulla rete. Sul social network «Facebook», un enorme successo per gli appassionati della comunicazione su internet, si è formato e presentato un gruppo che si è autobattezzato «Uccidiamo Berlusconi». Bel programma, chiaro, inequivocabile, decisamente criminale. Fino a ieri pomeriggio vi si erano iscritti 2.413 persone pronte evidentemente a puntare sulla bontà democratica dei pugnali, dei fucili e degli esplosivi.
Cerchiamo di essere chiari. In democrazia tutte le opinioni sono rispettabili, ma non devono essere ammesse le pure e semplici istigazioni al delitto politico. Sono queste che, prima ancora dei politici nel mirino, uccidono i regimi parlamentari. L’unico parallelismo che viene in mente è quello con certi video di Al Qaida che, trasmessi da certi siti internet, invitano all’omicidio e alla strage.
L’Italia non ha bisogno di nessun tuffo nella barbarie. Abbiamo – le infezioni si protraggono spesso più del dovuto – nuclei e cellule di simpatizzanti di una sinistra mortifera che ama ripetere il verso osceno di Majkovsky: «Oratori silenzio, la parola al compagno Mauser». Cioè al fucile.
Le cellule impazzite che pensano all’omicidio dei Berlusconi devono essere isolate e fermate.
Ci sarà un’opposizione capace di prendere le distanze dalla follia di questi navigatori internet che ne bevono le menzogne?
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