Quell’ossessione planetaria che ha fatto di Silvio un’icona

di Vittorio Macioce

Non possiamo non dirci berlusconiani. Non c’è nulla da fare, il Cav è ovunque. È qui, in questo Paese, è oltre, fuori confine. È un’ossessione, un orizzonte, una presenza con cui fare i conti, per tutti, chi lo detesta e chi lo stravota, chi lo vuole ammazzare e chi cerca di imitarlo. Il Cav è una serigrafia di Andy Warhol che ti insegue e si ripete all’infinito, cambiando colore, forma, idioma. La rabbia degli antiberlusconiani viene un po’ anche da qui, anche loro in fondo non possono non dirsi berlusconiani. Il Cav c’è ed è un’icona globale. Funziona, fa vendere, fa parlare, attira, intercetta, ovunque: a New York e a Bogotà, a Foligno, dove c’è il centro de lu munnu, come nel più sperduto villaggio della Gallia.
Asterix compie 50 anni e tra le ultime strisce pubblicate su un quotidiano belga si ritrova tra le mani una moneta romana. Chi c’è sopra, di profilo? Lui, il Cav. E sotto l’epigrafe: «Una festa senza ragazze? Sono davvero pazzi questi galli». Non è la prima volta. Il Cav fa le corna a Donald Duck in Paperino e le vacanze forzate, sfida Zio Paperone in una caccia al tesoro sotto la Torre Eiffel, viene inseguito da Kattivik, finisce in un manga, in una canzone della Bandabardò, dei Talco, dei Potage, dei Ratti della Sabina, di Vallanzaska, di Cristiano Malgioglio, dei Mau Mau, dei Santarita Sakkascia, dei Peter Punk e perfino degli Squallor. Il Cav è una colonna sonora. Questi qui dicono di detestarlo, ma lo cantano, nelle posse, nei concerti, il Primo maggio e il 25 aprile. Neppure loro possono fare a meno di parlare di Berlusconi. Non avrai altro nemico all’infuori di lui.
È così. I rabbini di Tel Aviv hanno scrutato le gigantografie delle foto di Villa Certosa lungo i muri e le strade, strabuzzando gli occhi. La città era tappezzata di manifesti. Una pubblicità con Michelle Hunziker evoca maliziosa il caso D’Addario: «Dopo andiamo a farci una doccia». Ci sono film e romanzi che giocano sulla sua morte, quasi sempre violenta: Shotting Silvio o Ho ammazzato Berlusconi o ancora United We Stand, la graphic-net-novel italiana che mette in scena un mega-attentato al premier e al suo vice. Le maschere e i volti sono quelli di Berlusconi e Fini. Tutto questo prima di Facebook e dei siti deficienti. Il Cav attira il mondo come una calamita. La storia del suo matrimonio, la crisi e la separazione viaggiavano da Ovest ad Est, dalle Americhe al Cipango, dalla Scandinavia alla Grande Muraglia. Anche i suoi avversari devono ammettere che il Cav fa la fortuna di stampa e tv. Basta chiedere a Travaglio o a Santoro. Perfino loro non possono non dirsi berlusconiani. A Praga la striscia satirica Zelený Raoul mostra Mirek Topolanek in accappatoio in vacanza con il Cav. All’improvviso irrompono due bionde fin troppo curiose. Vogliono sapere tutta la verità sull’ex presidente ceco. Cadono i veli. Commento delle ragazze: «Lo sapevo che era un fotomontaggio».
Il paradosso forse è davvero tutto qui. Gli antiberlusconiani non fanno altro che parlare di Berlusconi. Lo hanno messo al centro di tutto. Lo hanno demonizzato, trasfigurato, fino a renderlo leggenda, oltre la storia, più in là della realtà, una figura letteraria, fantastica, da feuilletton, da tramandare, come un passaparola di cui non si può non parlare. Fantasmagorico. Questo è anche il ragionamento che, più o meno, ha acceso la curiosità della redazione di Revealed. È il programma di approfondimento della Cnn che ogni mese racconta la vita privata dei personaggi carismatici di questa lunga stagione che brucia tutto in fretta. Revealed cerca di individuare quelli che restano. Si sono fatti un paio di domande: chi è Silvio Berlusconi? Cosa c’è oltre quello che si dice e appare, oltre i giornali, la leggenda, le chiacchiere, le sputtanate? Mezz’ora di narrazione, ascoltando amici e nemici, parenti, figli e testimoni. Nessun giudizio politico, quello appartiene alla storia, ai posteri e alle ardue sentenze, ma un ritratto che parte da una certezza, quest’uomo, il Cav, è uno che costringe gli altri a parlare di sé. L’equazione Berlusconi è tutta qui. È l’uomo che ha catturato la politica italiana, che in quindici anni ha ribaltato il vecchio asse destra-sinistra. Non c’è più nulla di quel confine ideologico che ha colorato tutto il Novecento. Non c’è più il rosso e il nero. Non ci sono più conservatori e progressisti. Neppure laici e cattolici, democristiani e comunisti.

Ci sono Berlusconi e i suoi nemici. È questa la sua rivoluzione copernicana. Il Cav è il centro di questo sistema culturale. È il fulcro del nuovo secolo che stiamo vivendo. Ed è per questo che non possiamo non dirci berlusconiani.

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