«Ma quella Rete può diventare una prigione»

Irene Pivetti, condivide il «no a Facebook» opposto da papà Obama alle figlie?
«Sì, lo condivido. In pieno».
Ma come, il web-presidente-globale - che deve la propria fortuna anche alla Rete - che proibisce i social network alle sue «bambine»?
«Il ritornello secondo cui Obama “deve la sua fortuna alla rete“, è una panzana».
Una «panzana»?
«Obama è stato eletto per una serie di accordi incrociati tra poteri forti, altro che internet e social network...».
Ma perché - secondo lei - è giusto che le figlie di Obama non figurino su Facebook?
«Perché sono delle ragazzine e vanno protette».
Protette da chi?
«Ma si rende conto che quelle bambine potrebbero diventare immediatamente carne da macello?».
Addirittura...
«La loro esposizione sarebbe enorme. E pericolosa».
Ma lei ha figli?
«Un maschio e una femmina, di 12 e 13 anni».
Con loro ha mai affrontato l’argomento Facebook?
«Mia figlia mi ha detto chiaro e tondo che le amicizie su Facebook non le interessano. Lei gli amici vuole averli in carne ed ossa».
Complimenti per la maturità di sua figlia. Ma Facebook non ha proprio nulla di buono?
«In questo caso le categorie da usare non sono quelle del “buono“ o del “cattivo“?».
E quali allora?
«Il “dibattito“ sui social network mi pare emotivamente sovraccaricato».
In che senso?
«Si parla oggi dei “rischi“ di Facebook esattamente come in passato si parlava dei “rischi“ della tv. Non ci si rende contro che questi sono solo “elettrodomestici“ e che sta a noi usarli nella maniera giusta».
Lei non vede in Facebook nessun potenziale risvolto positivo?
«È una macchina mangiatempo, meno attraente di un videogame».
Un giudizio severo.
«Non credo a “rapporti umani“ e “amicizie“ che possano svilupparsi su Facebook: un giocattolo per chi teme, forse, relazioni reali».

Mai su Facebook, quindi?
«Beh, almeno in un caso sarebbe comodo...».
Quale?
«Per abbattere i costi postali... Un esempio? Organizzo un convegno: invece delle lettere di invito, me la cavo con un semplice clic...».