Augusto Del Noce (1910-1989) è ormai scomparso dal dibattito filosofico-politico e storico-politico. Eppure egli è stato per molti studiosi e uomini di cultura un punto di riferimento importante negli ultimi decenni del Novecento, come dimostra il bel libro di Francesco Perfetti Dove va la storia contemporanea. Augusto Del Noce e l'interpretazione transpolitica (Nino Aragno Editore, pagg. 219, euro 30). Qual era il quadro di riferimento generale del pensiero filosofico e politico di Augusto Del Noce, che proponeva quella che è stata definita una «interpretazione transpolitica» della storia contemporanea e che aveva un punto fermo nella convinzione dell'esistenza di un parallelismo fra cultura e politica? Risponde Perfetti: secondo Del Noce la storia contemporanea iniziava con la Rivoluzione russa del 1917; in quel momento una filosofia il marxismo si inverava in istituzioni politiche. E il comunismo, in quanto marxismo realizzato, diventava (come modello da realizzare o come pericolo da esorcizzare e da combattere) il punto di riferimento obbligato. Ecco perché la storia contemporanea, quella post-rivoluzione sovietica, poteva essere legittimamente chiamata «storia filosofica».
Ma non basta. Essendo coessenziale al marxismo la posizione ateistica, ne conseguiva che la storia contemporanea diventava storia del «processo di espansione dell'ateismo» e, di conseguenza, l'epoca contemporanea poteva ben essere definita, «l'epoca della secolarizzazione» (come recita il titolo di uno dei libri più conosciuti di Del Noce).
I lavori del filosofo italiano suscitarono grande interesse nello storico tedesco Ernst Nolte, che scrisse a Del Noce, e ne nacque un carteggio di estremo interesse (carteggio integralmente riprodotto da Perfetti nel suo libro). Il 5 luglio 1966 Nolte (che era in grado di leggere l'italiano) inviò una lettera a Del Noce (che non conosceva personalmente), in cui diceva: «Sono rimasto particolarmente colpito dal suo saggio Idee per l'interpretazione del fascismo pubblicato nel volume di Casucci (Il fascismo, Bologna 1961, ndr) e avrei molto piacere di riproporlo nella mia antologia come uno splendido esempio dell'attuale interpretazione italiana del fascismo. La casa editrice Il Mulino è stata così gentile da fornirmi il suo indirizzo ed io le sarei molto obbligato se volesse concedermi il permesso di ripubblicazione».
Era, quella di Nolte, una stima ampiamente ricambiata da Del Noce. Il quale, in data 20 giugno 1967, scriveva allo storico tedesco: «Considero i suoi lavori sul fascismo di importanza assolutamente eccezionale, o, anzi, i primi lavori veramente filosofici sull'argomento». E ancora, in una lettera successiva, Del Noce ribadiva: «La sua lettera mi ha procurato una particolare commozione, quando ho letto che noi due siamo gli unici autori al mondo che presentano questo tipo di interpretazione, e hanno posto al centro del dibattito l'interpretazione transpolitica della storia contemporanea. Eppure, senza questa chiave filosofica, la storia contemporanea non si intende. Ho riletto molte volte, al riguardo, la bellissima sua introduzione a Der Faschismus in seiner Epoche: quanto profitto avrebbero da trarne gli studiosi più giovani!».
I lavori di Nolte e di Del Noce sul fascismo, sul nazionalsocialismo e sul bolscevismo provocarono attacchi furibondi e reazioni isteriche nel campo cosiddetto antifascista, dove verità molto sgradevoli venivano accuratamente sottaciute. In Intervista sulla questione tedesca Nolte ricordò che uno dei più autorevoli capi bolscevichi negli anni 1918-1919, stretto collaboratore di Lenin, Zinoviev, affermò che in Russia vi erano cento milioni di persone: novanta dovevano essere direttamente o indirettamente guadagnate alla causa, gli altri dieci milioni dovevano essere eliminate. Proprio così. «sterminate», diceva Zinoviev. Nolte commentava a questo proposito: «Ne consegue che il tratto caratteristico dell'ideologia propria del bolscevismo, così come del nazionalsocialismo e in misura minore anche del fascismo, sta nella sostituzione del concetto legittimo di avversario, che deve esistere anche nella società liberale, con quello di nemico e perfino di nemico mortale. () Il fatto è che con la rivoluzione bolscevica, per la prima volta nella storia europea, è giunta a realizzazione una negazione del diritto di esistenza in termini non solo teorici, ma di effettualità storica. Tutto questo era stato appunto postulato dal marxismo». Il nazionalsocialismo era stato la risposta tedesca al bolscevismo; i campi di sterminio nazisti erano stati la riproduzione dell'arcipelago gulag. Questa la conclusione, pensava a sua volta Del Noce, del processo marxista di espansione dell'ateismo, cioè dell'epoca della secolarizzazione.
Nolte, come Del Noce, sottolineava che il bolscevismo prevedeva il superamento di quella che veniva definita l'etica borghese, e che, sulla base di questo superamento, esso dichiarava tranquillamente: noi non possiamo far niente di male per la semplice ragione che vogliamo affermare il bene assoluto sulla Terra; quindi possiamo permetterci di fare ciò che gli altri chiamano male; per esempio ammazzare persone in massa quando serve alla causa suprema.
E lo storico tedesco concludeva: non vedere la connessione tra marxismo-leninismo e nazionalsocialismo, con il ruolo assoluto della classe del proletariato cui subentra quello della nazione e della razza, mi pare francamente impossibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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