Quello slogan estremo nel suo sito

da Bergamo

Era un grande appassionato di percussioni e di musica, soprattutto reggae e grunge, Stefano Gonella, il 26enne bergamasco ucciso nella sua casa nella periferia di Bologna. Il giovane, che aveva pubblicato online il proprio curriculum, e che su internet si faceva chiamare «Stefanleopardi», si era diplomato come perito turistico a Rimini nel luglio del 2000.
Un ragazzo brillante ed eccentrico, almeno è questa l’immagine che ne risulta scorrendo il suo sito, aggiornato tuttavia l’ultima volta 5 anni fa. Così si legge nella sua scheda: Occupazione: viaggiare. Ultime notizie: ogni giorno ce n’è una... Citazione preferita: If I can’t be my own, I d feel better dead («Se non posso essere mio, meglio morire», ndr). Una frase tratta tratta dalla canzone Nutshell del gruppo Alice in Chains, che ora suona suona come una coincidenza sinistra e fatale. Stefano amava i viaggi, i tamburi e la musica africana. Lui stesso suonava dopo avere frequentato un corso per batteria. sapeva quattro lingue (inglese, francese, tedesco e spagnolo). Aveva qualificato la propria formazione con vari viaggi studio in Gran Bretagna, Irlanda, Germania, partecipando pure al programma di scambi Leonardo promosso dalla Ue. Le esperienze professionali si concentrano nel settore turistico come animatore con tour operator internazionali in hotel di Grecia e Tenerife, receptionist in un albergo specializzato in turismo d'affari, impiegato per traduzioni e per per alcune società. Ma Stefano non aveva disdegnato di fare, all'inizio ('95-96), anche l'apprendista muratore in una ditta.
Appresa la notizia il padre Severo, titolare di un'impresa edile, e la madre Annamaria sono partiti immediatamente da Piario (Bg) per Bologna. A casa sono rimasti i fratelli: Matteo di 28 anni, Gabriele di 19 e Silvia di 12. «Chi conosceva bene Stefano - mormora distrutto dal dolore Gabriele - non può nemmeno immaginare perché lo abbiano ucciso. Era un ragazzo tranquillo, che evitava risse e litigi.

Pochi giorni fa aveva anche avuto una promozione sul lavoro. Proprio sabato sera aveva chiamato per fare gli auguri alla mamma per il suo compleanno. Nulla lasciava presupporre quello che poi è successo». L'unica cosa che desidero ora è che il responsabile la paghi cara».

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